La nuova Environmental Protection Law: Svolta della Cina per la tutela dell’ambiente (Parte 1)

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Lo scorso 25 Aprile, il National People’s Congress (NPC), l’organo legislativo supremo della Repubblica Popolare Cinese, ha annunciato la revisione della Environmental Protection Law, la legge sulla protezione dell’ambiente. Si tratta della prima revisione dal 1989, anno in cui la legge è entrata in vigore. Le implicazioni che tali revisioni potrebbero comportare, sono state fin da subito oggetto di approfondita analisi da parte di media, analisti e investitori stranieri, ciascuno impegnato a comprendere se quello che sembrerebbe un momento fondamentale nella storia della legislazione ambientale cinese non sia invece solo uno specchietto per allodole.

Nello scenario in cui l’entrata in vigore della nuova legge è prevista per il primo Gennaio 2015, un sempre crescente numero di aziende del mercato del carbonio puntano al Paese. Due nuove normative fiscali relative all’ambiente sono in discussione, è quindi questo il momento propizio per tentare di comprendere a fondo le implicazioni che ne deriveranno per gli investitori stranieri nel settore manifatturiero.

In tema di protezione ambientale, la Cina è il paese degli estremi. Se da un lato infatti, la è il Paese che inquina di più al mondo, dall’altro è anche quello che investe di più in energie pulite. Mentre il Premier Li Keqiang ha “dichiarato guerra all’inquinamento”, la maggior parte dell’energia elettrica cinese dipenderà dal carbone fino al 2030.

Vista la rapida crescita economica senza precedenti che ha interessato la Cina, la Repubblica Popolare è, tra tutte le altre nazioni, l’unica posta di fronte alla scelta di continuare a percorrere la strada dello sviluppo economico, oppure di rallentarlo, destinando maggiore attenzione alle iniziative ecosostenibili. L’ago della bilancia sembra pendere proprio per quest’ultima ipotesi; dallo scorso ottobre infatti, le aziende maggiormente inquinanti sono finite nel mirino del Presidente Xi Jinping , anche se ciò si tradurrà sicuramente in un rallentamento della crescita economica cinese.

Questo cambio di rotta si è reso imprescindibile e non più derogabile. Se infatti la condizione disastrosa della qualità dell’aria nelle megalopoli cinesi sia ben nota, recenti indagini evidenziano come anche il suolo e i sistemi acquiferi del Paese si trovino in una condizione di forte degrado. Ad ulteriore riprova di ciò, nel 2013 un membro del Partito Comunista in via di pensionamento ha dichiarato che l’inquinamento è divenuto la principale causa di disagio sociale nel Paese.

Mentre negli anni passati si è perlopiù pensato che le imprese private potessero non essere influenzate dal peggioramento delle condizioni ambientali cinesi, l’inquinamento atmosferico è oggi uno tra i motivi principali che spinge molti expats, anche con posizioni di rilievo, a lasciare il Paese, e dunque uno dei fattori di maggiore rilievo per le società operanti in loco che vogliano trattenere i propri talenti.

La revisione della Environmental Protection Law.

La legge

La nuova legge (di seguito, Revised Law), come anticipato, entrerà in vigore il primo Gennaio 2015. Saranno rubricati 70 articoli, ben 23 in più rispetto a quella attuale. Tra il 2011 e il 2014, la Revised Law è stata oggetto di tre sessioni di studio da parte del NPC, che ha poi proceduto ad una quarta e ultima revisione nell’Aprile 2014, prima di promulgarla.

La precedente Environmental Protecion Law aveva pochi sostenitori. Era infatti convinzione di molti che la legge presentava diverse lacune, specialmente in tema di misure implementative e sanzionatorie. Per questo motivo, e vista anche la debole posizione dell’Environmental Protection Bureau (EPB) (l’autorità competente in materia ambientale), la speranza che la Revised Law potesse effettivamente rappresentare una minaccia per i fattori di inquinamento era piuttosto bassa. Gli ambientalisti pertanto, hanno accolto con sorpresa alcune disposizioni comprese nella bozza finale della legge, secondo cui sono state inasprite le sanzioni per i responsabili dell’inquinamento e incrementati i poteri dei gruppi di interesse pubblico.

L’integrazione di queste disposizioni nella Revised Law è stata probabilmente supportata da alcune preoccupanti statistiche recentemente rilasciate dai media cinesi. Nella stessa settimana in cui la Revised Law ha ricevuto l’approvazione, da alcuni report governativi trapelava come nel 2013 quasi nel 60 per cento delle aree monitorate il sottosuolo presentava una “scarsa” o “molto scarsa” qualità dell’acqua, e come circa il 16,1 per cento della superficie coltivabile fosse inquinata.

In generale, la Revised Law enfatizza i principi della trasparenza, responsabilità, gerarchia e partecipazione pubblica nel monitoraggio dell’ambiente. Ciò rende inevitabile un incremento dei costi per le attività di business condotte in Cina, sia esso dovuto alla necessità di adattare le strutture e gli stabilimenti produttivi ai nuovi standard ambientali, al bisogno di implementare sistemi di controllo dell’inquinamento, o anche legato alle nuove sanzioni. Ad ogni modo, così come per la legge precedente, resta ora da verificare l’effettiva severità nell’applicazione di queste norme.

 

  • Sanzioni pecuniarie —Una delle modifiche di maggiore rilievo introdotte con la Revised Law consiste nel passaggio da un sistema sanzionatorio che prevedeva, per violazioni ambientali, multe singole, ad uno che invece prevede multe regolari nel tempo e in costante aumento. E’ ampiamente riconosciuto che con il sistema precedente, per un’impresa era molto più conveniente pagare la multa e continuare la sua attività inquinante, piuttosto che adeguare o sostituire la strumentazione in conformità con gli standard per la protezione ambientale. Il sistema corrente, fondato sul principio dell’eliminazione di ogni provento derivante da attività illecite, rimuove i limiti alle sanzioni applicabili a coloro che inquinano.
  • Altre sanzioni — In generale, la Revised Law prevede sanzioni più gravi per le imprese che inquinano e per gli ufficiali governativi immischiati in incidenti che provochino inquinamento. Tutte le parti coinvolte in attività fraudolente o dannose per l’ambiente saranno passabili di responsabilità solidale. Oltre al conferimento di nuovi poteri agli EPA locali che permettono loro di sequestrare assets e vietare la produzione a chi inquina, nelle seguenti situazioni potrà essere applicata una sanzione detentiva che prevede fino a 15 giorni di reclusione:

◦ Imprese che non conducono un Environmental Impact Assessment (EIA), che rifiutano di sospendere la produzione dopo aver ricevuto un divieto in tal senso, che modificano i dati di monitoraggio o che utilizzano un sistema di controllo dell’inquinamento non adeguato.

◦ Governi centrali o provinciali che nelle rispettive giurisdizioni non prevedono un EIA nelle loro strategie economiche e tecnologiche.

◦ Imprese che vengono riconosciute responsabili dello scarico di materiale inquinante senza il relativo permesso, o che non bloccano tali attività nonostante vi sia stato imposto un divieto.

I membri dei governi locali che non riusciranno ad implementare efficacemente la nuova legge, e coloro che vengano ritenuti colpevoli di manipolazioni di dati al fine di coprire attività dannose per l’ambiente, potranno essere licenziati o rimossi dai loro incarichi.

  • Trasparenza — L’insistenza della Revised Law sul principio della trasparenza, è in netto contrasto con la prassi precedente, laddove le informazioni sull’ambiente erano ritenute segreto di stato e la loro disamina era dunque proibita dalla legge. Secondo la nuova legge, le imprese dovranno rendere pubbliche le informazioni relative alle loro emissioni, così come i risultati dei test sull’impatto ambientale, ora obbligatori per tutti i progetti legati alle attività di maggior rilievo.
    Con l’intento di applicare una politica di “name and shame” il governo pubblicherà inoltre una lista dei trasgressori delle nuove norme.

La Revised Law spalanca le porte anche al Whistle-blowing, termine originariamente utilizzato per indicare il monito da parte delle autorità di polizia e in questo caso indicativo delle iniziative pubbliche di denuncia nei confronti di coloro i quali inquinano e non ottemperano con le norme prescritte in merito allo smaltimento dei rifiuti. Mentre in precedenza, solo un’ONG controllata dallo Stato poteva portare un’azione del genere in tribunale, secondo la nuova normativa tutte le organizzazioni civili registrate a livello statale presso il Civil Affairs Bureau, potranno esperire azioni legali, a condizione che abbiano svolto la loro attività per almeno 5 anni e non abbiano compiuto nessuna attività illecita in passato. Questa disposizione riguarderà circa 300 gruppi di ambientalisti in tutta la Cina. Ugualmente, per tenere fede al principio di trasparenza, anche i privati cittadini o gruppi di essi potranno, in maniera anonima, denunciare i trasgressori alle autorità, siano essi imprese private o autorità governative.

  • Environmental Impact Assessments (EIA) e Energy Conservation Assessments (ECA) — La Revised Law impone che, prima di iniziare un’attività in alcune categorie industriali, vengano condotti due tipi di valutazioni. Un EIA è richiesto per tutti i progetti legati alla costruzione, sia quelli ex novo sia quelli di ristrutturazione o restauro, ed è dunque necessaria una licenza prima di poter avviare questo tipo di attività. Suddette valutazioni sono pubbliche, e chi non vi si sottopone è passabile di sanzione pecuniaria. Dall’altro lato, l’ECA è necessario per gli investimenti sui beni immobili, e la sua mancanza può risultare in ritardi nella costruzione e nelle operazioni correlate. Per entrambi i tipi di valutazione, alle autorità ambientali sono stati concessi poteri ben precisi al fine di incentivare le imprese a uniformarsi alle prescrizioni normative, incluse misure correttive (ad es. piantumazione, ammodernamento delle attrezzature), sanzioni fiscali e rincari sul prezzo delle utilities necessarie per la produzione.
  • Altri requisiti — Le imprese sono obbligate a creare un sistema di monitoraggio per la protezione ambientale, un sistema di controllo per le emissioni dei fattori inquinanti e a dotarsi di una licenza specifica, che comporta requisiti altrettanto specifici. Non uniformarsi a queste normative comporta l’applicabilità delle sanzioni sopra descritte.

 

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