La Tassa sulla Protezione Ambientale in Cina

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A cura dell’Italian Desk di Dezan Shira & Associates

Autore: Ana Cicenia

Il primo Gennaio 2018, il Governo Cinese ha implementato una nuova politica fiscale riguardante l’ambiente, di fatto sostitutiva dell’imposta sugli scarichi inquinanti, in vigore negli ultimi 40 anni.

La Tassa sulla Protezione Ambientale segna l’inizio di una serie di nuove politiche finalizzate a tenere l’inquinamento del Paese sotto controllo con un inevitabile effetto sul business, specialmente quello dell’industria manifatturiera, sebbene in varie forme.

Nonostante non sia ancora chiaro l’effetto finale della tassa sul problema dell’inquinamento, è evidente che le aziende dovranno prepararsi ad una stretta sulle normative ambientali, sia nuove che già esistenti.

 

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Quali sono le novità?

La Tassa sulla Protezione Ambientale si applica alle stesse quattro categorie dell’imposta sugli scarichi inquinanti che va a sostituire, nello specifco si applica per: inquinamento idrico, inquinamento atmosferico, inquinamento acustico e rifiuti solidi.

Ciò che differenzia la nuova legge dalla precedente è che le entrate derivanti dalla tassa verranno ricollocate a livello locale mentre precedentemente il governo centrale tratteneva il 10% degli introiti. Attualmente le autorità locali raccolgono il 100% e detengono maggior potere nel far valere la tassa.

La Tassa sulla Protezione Ambientale inoltre fornisce ulteriori sfumature rispetto al precedente sistema impositivo. Esso infatti non faceva distinzione fra inquinatori “leggeri” e “pesanti” pertanto le aziende non potevano beneficiare di incentivi per la riduzione delle loro emissioni essendo soggette ad un’unica tassa. La Tassa sulla Protezione Ambientale, invece, applica aliquote diverse a seconda del livello di inquinamento con il risultato che gli inquinatori “pesanti” saranno tassati maggiormente rispetto a quelli “leggeri”.

Allo stesso modo il sistema offre riduzioni fiscali più accessibili come incentivi per limitare le emissioni. Precedentemente esisteva solo un modo per ridurre la tassa da pagare e cioè una riduzione del 50% se l’azienda inquinava almeno il 50% in meno rispetto allo standard locale. Attualmente, oltre alla riduzione del 50%, le aziende che inquinando dal 30% al 49% in meno rispetto allo standard beneficiano di una ulteriore riduzione del 25%.

Inoltre, l’ammenda per il mancato pagamento della tassa è più elevata. Nel sistema precedente era previsto il pagamento di una multa fino a tre volte il valore della tassa. Con la nuova previsione  l’importo della multa è salito a cinque volte l’importo della tassa e le sanzioni elevate possono essere di carattere penale.

Il passaggio dal sistema impositivo a quello tassativo viene visto come chiusura delle scappatoie spesso sfruttate dai governi locali che hanno spesso trascurato i maggiori evasori nella raccolta dei maggiori introiti fiscali.

Comunque alle autorità locali è stato concesso un certo margine di discrezione. Infatti possono decidere quale aliquota applicare ad ogni genere di soggetto inquinante, in mancanza di un elenco presentato dal governo centrale. Questa flessibilità permette di considerare il contesto socioeconomico e la situazione delle aziende inquinanti.

In questo modo i governi locali saranno più motivati nel far rispettare la legge e nel punire le aziende inquinanti, mentre le società avranno maggiori incentivi quando renderanno la loro attività più “verde”.

Come influisce la tassa sul business?

Le aziende coinvolte nell’industria ad alto inquinamento, come quelle manifatturiere, si devono aspettare un aumento complessivo dei costi del loro business. Comunque, come ha spiegato Thibaut Minot, International Business Advisory Senior Associate di Dezan Shira and Associates, le dimensioni dell’impatto dipenderanno dalla localizzazione dell’azienda. “Il fatto che le aliquote della tassa sull’inquinamento siano decise a livello provinciale, sebbene pertinenti in quanto ogni provincia è soggetta a condizioni socioeconomiche diverse, potrebbe portare alla migrazione degli agenti inquinanti verso regioni con un regime fiscale più conveniente”.

“Se questo dovesse succedere,” continua Minot, “l’effetto generale della legge a livello nazionale verrebbe mitigato.”

A causa di questo possibile effetto, le regioni con una larga base manifatturiera potrebbero abbassare le aliquote per mantenere l’introito fiscale. Alcuni governi locali hanno già reso pubbliche le aliquote con Pechino – sotto la pressione da parte del governo centrale per migliorare il proprio ambiente – che ha applicato le aliquote più alte sulle emissioni. Al contrario, sostiene Minot, Guangdong, centro manifatturiero tradizionale della Cina, rimarrà un punto di attrazione per gli investimenti manifatturieri in quanto le tasse sull’inquinamento sono relativamente basse.

Ci sono anche alcune eccezioni importanti alla Tassa sulla Protezione ambientale. Le aziende che scaricano sostanze inquinanti direttamente negli impianti centralizzati di trattamento liquami e rifiuti, e quelle che trattano i rifiuti solidi secondo gli standards nazionali sono esenti dalla tassa. Anche certe pratiche sono esenti dalla tassa sulla protezione ambientale come ad esempio le sostanze inquinanti derivanti dalla produzione e dai veicoli a motore ed altre fonti mobili.

Minot nota che il CO2 è segnatamente assente dalla lista delle sostanze inquinanti, lasciando la produzione di carbone e altri produttori di energia ampiamente intoccati.  Minot conclude, “questo implica che il carbone rimanga una fonte di energia competitiva ed i veicoli con motore a combustione mezzi di trasporto comuni. Questo limiterà sicuramente l’impatto della legge sulla diminuzione dell’inquinamento atmosferico nel Paese ed in particolare il problema dello smog negli ambienti urbani.”

 

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La “crescita verde” della Cina

Considerata la flessibilità delle aliquote fiscali e la mancanza di un Sistema di monitoraggio indipendente, non c’è dubbio sull’impatto significativo della nuova politica fiscale sui livelli di inquinamento. Comunque, è una delle prime politiche finalizzate direttamente ad affrontare la mancanza di applicazione della legge a livello locale e che manda un forte segnale agli ufficiali locali sulla propria serietà in merito al problema.

La Cina ha un gran numero di leggi e regolamenti riferiti alla protezione ambientale, ma la mancanza della loro applicazione ha storicamente impedito il loro effetto – fino a tempi recenti.

La Tassa sulla Protezione Ambientale è stata messa in atto simultaneamente con la Legge di Controllo e Prevenzione sull’Inquinamento Idrico, che copre la protezione della risorsa, la gestione del livello delle acque, la prevenzione ed il controllo dell’inquinamento, ed il ripristino ecologico. La legge prevede un aumento delle sanzioni per chi inquina fino ad un massimo di un  milione di RMB. Ancora più importante, l’incapacità dei funzionari di perseguire le responsabilità previste dalla legge avrà come conseguenza la perdita di opportunità di promozione e potrebbe persino essere punita con multe.

Sia la Legge sulla Protezione Ambientale che la Legge di Controllo e Prevenzione dell’Inquinamento Idrico rientrano nel contesto delle grandi manovre di spinta della “civilizzazione ecologica” da parte del governo cinese. L’agenda governativa per la protezione ambientale, contenuta nel 13° Piano Quinquennale, prevede una crescita “verde” e stila obiettivi specifici per la qualità di acqua, aria e suolo oltre allo sviluppo delle tecnologie pulite.

Gli investitori possono aspettarsi ulteriori azioni nell’applicazione della legge ambientale, sebbene in modo graduale, legate alle richieste di bilancio dei governi locali e riferite a crescita economica e problemi ambientali.

Considerata la traiettoria dell’applicazione della legge ambientale in Cina, le attività economiche sono invitate ad adottare metodi di produzione maggiormente sostenibile e ad adattarsi ai regolamenti riguardanti l’inquinamento, senza particolare riferimento alla loro localizzazione nel Paese.


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