Le esportazioni italiane verso la Cina: Regione per Regione

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Venti economie italiane, un paese di destinazione. Il perchè di una analisi regionale

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Premessa di Riccardo Benussi

In tempi di una epidemia globale, il concetto di contagio è drammaticamente a senso unico. Il termine, però, ha una connotazione ulteriore, positiva, cioè quella dei benefici da contatto con altre culture ed economie, che sono sempre stati eventi che hanno determinato sviluppo e crescita.

La forza reale delle economie che hanno consolidato secondo i canoni di oggi la loro leadership commerciale, politica e militare, è costituita anche dalla loro abilità commerciale. Pur essendo una potenza mondiale di dimensioni praticamente continentali, anche in Cina, come in  ogni Paese al mondo, esistono mercati tradizionali e consumatori particolari, con le proprie caratteristiche ed esigenze, cui si risponde con il commercio. Ed è proprio il commercio – a partire dalle strade e dalle piazze – a forgiare il DNA di un paese, piccolo o grande che sia.

In Europa questo DNA è stato continuamente modificato dalla storia che, con guerre, alleanze e confini ha creato realtà politiche, economiche ed identitarie frammentate o regionalizzate, le quali tutt’oggi incidono nelle scelte economiche della produzione e del consumo locali.

Gran parte dei media hanno perso questo punto di vista, cioè dell’analisi del commercio non aggregato, lasciando la valutazione della produzione e delle esportazioni locali a pochi individui che, con difficoltà, si cimentano a consolidare il dato locale. Se già questo costituisce un difficile traguardo, ancor meno opportunità esistono per farne normalmente oggetto di pubblicazione.

Questo progetto, dunque, si propone di scomporre il dato nazionale d’interscambio fra l’Italia e la Cina soltanto nei dati dell’export delle Regioni italiane.

Il nostro intento editoriale di rielaborazione dei dati – principalmente ISTAT, altre fonti istituzionali e quelli derivanti dalle nostre esperienze professionali – è, appunto, quello di stimolare le PMI italiane ad affacciarsi con maggiore fiducia alla Cina o di continuare a strutturare le proprie attività utilizzando i nostri servizi attraverso professionisti in Italia ed in Asia.

Buona lettura!

1 – Abruzzo

L’Abruzzo “forte e gentile” presenta un territorio principalmente montuoso che ospita e vette più alte degli Appennini e ben tre parchi nazionali a poca distanza dalle coste adriatiche. Le riserve naturali protette costituiscono circa un terzo dell’intera regione, conosciuta anche come “regione verde d’Europa”. Nel 2016 l’Huffington Post americano ha inserito l’Abruzzo tra le 12 migliori località al mondo in cui vivere, definendolo un “tesoro nascosto”.

Il tessuto economico della regione è costituito principalmente da piccole imprese. Dal punto di vista industriale, il principale traino dell’economia abruzzese è costituito dall’automotive. Altri punti di forza sono il settore farmaceutico, tessile e dell’elettronica. L’artigianato occupa una posizione di rilievo nell’economia della regione che attinge ad un vastissimo patrimonio culturale del saper fare.

Il settore agroalimentare ha un ruolo significativo e vanta produzioni particolari come quella dello zafferano di L’Aquila DOP o l’industria del confetto di Sulmona, accanto a produzioni caratterizzanti e di più ampio respiro come quella vitivinicola e olearia.

Un’altra importante risorsa dell’economia abruzzese è il turismo, che negli ultimi anni ha conosciuto uno sviluppo costante e diffuso grazie alle risorse di un territorio generoso e variegato.

Infine, vale la pena ricordare che all’interno del massiccio da cui prendono il nome si celano i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, il centro di ricerca sotterraneo più grande al mondo, appartenenti all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

L’export regionale verso laCina

Tra il 2014 ed il 2018, a fronte di una media nazionale del 12,6%, le esportazioni abruzzesi hanno registrato una crescita del 21,2%, trainata dall’industria dell’autoveicolo, per un valore di circa 8,7 miliardi di euro, con un saldo positivo di oltre 4 miliardi. I Paesi dell’Unione Europea rappresentano di gran lunga il principale mercato di destinazione dell’export abruzzese con una quota del 74%, seguiti dal continente americano, che raccoglie circa l’11% del totale delle esportazioni regionali.

Restano quindi ampi margini di crescita per l’export abruzzese verso l’Asia e la Cina, prima destinataria delle merci abruzzesi nel continente asiatico. Tra il 2012 ed il 2018 le esportazioni abruzzesi in Cina sono cresciute del 58% attestandosi sugli 85 milioni di euro nel 2018 (escludendo Hong Kong, dove il fatturato delle esportazioni si aggira attorno ai 20 milioni di euro nel 2018), in contrazione rispetto al 2017.

L’industria agroalimentare

La quota dell’export agroalimentare abruzzese cresce stabilmente da diversi anni, in linea con l’andamento nazionale. Tra il 2012 ed il 2018 il valore delle esportazioni in Cina è più che triplicato, il che è dovuto soprattutto all’exploit dei vini abruzzesi sul mercato cinese.

Più di 1/3 dell’intero export alimentare abruzzese deriva dal comparto vitivinicolo. Nel 2018 le esportazioni dei vini abruzzesi in Cina hanno segnato un +13%, guidate dal rosso Montepulciano d’Abruzzo DOC, protagonista indiscusso della produzione vitivinicola della regione, grazie anche all’attività di promozione del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo nel continente asiatico.

Un altro comparto importante del settore agroalimentare abruzzese è quello dedicato alla produzione di pasta. Nella zona di Fara San Martino (CH), una delle capitali mondiali della pasta, sono presenti numerosi pastifici di tipo industriale di aziende da tempo affermatesi sul mercato, insieme a produzioni artigianali rinomate per le loro particolari qualità. Inoltre, l’Abruzzo è al settimo posto tra le regioni italiane per export di prodotti da forno e farinacei ed al quinto per esportazione di tali prodotti in Cina, dopo Campania, Puglia, Piemonte e Veneto.

L’industria dell’elettronica

Il settore dell’Information and Communication Technology (ICT) caratterizza l’industria della provincia di L’Aquila, nonostante il suo ridimensionamento nell’ultimo decennio. Tra i comparti manifatturieri dell’ICT spicca in Abruzzo la produzione di schede elettroniche e semiconduttori, dovuta alla presenza di un agglomerato industriale di aziende multinazionali e insediamenti con un alto livello di specializzazione. Le esportazioni di prodotti dell’elettronica abruzzesi hanno segnato nel 2018 un fatturato di oltre 230 milioni, in lieve flessione rispetto al 2017, di cui più dell’80% derivante dalla provincia aquilana. Il principale sbocco dell’export regionale rimane il Nord America, nonostante la forte contrazione delle esportazioni dovuta ad un rallentamento del settore, in ripresa dal 2014. Le esportazioni verso l’Europa e l’Asia hanno mantenuto un andamento positivo anche nel 2018. In questo contesto, le esportazioni verso la Cina hanno registrato una crescita ininterrotta negli ultimi dieci anni, fino a superare quelle verso il Giappone, che ha quindi ceduto il posto di primo mercato di destinazione dell’elettronica abruzzese nel continente asiatico.

L’industria dell’automotive

Il settore automotive contribuisce a oltre il 50% del valore delle esportazioni abruzzesi, con un fatturato di oltre 4 miliardi di euro nel 2018, pari al 7% delle esportazioni del settore a livello nazionale. L’area della Val di Sangro, in provincia di Chieti, ha un coefficiente di specializzazione produttiva nel settore pari a 11 volte la media nazionale. Qui si trovano alcuni degli stabilimenti più grandi d’Europa per la produzione di veicoli commerciali leggeri, tra cui il noto Ducato, scooter e moto. Nella stessa zona si trovano importanti centri di multinazionali per la produzione di componenti e vetri per auto. Tale concentrazione di industrie e stabilimenti produttivi ha determinato la creazione del Polo di Innovazione Automotive d’Abruzzo, una rete di aziende multinazionali ed una filiera integrata ed interdipendente di imprese di medie e piccole dimensioni, in stretta connessione con centri di ricerca applicata e di formazione specializzata nel settore.

Sebbene l’automotive sia l’incontrastato settore di punta dell’export abruzzese ed abbia intrapreso una tendenza positiva che non dà segni di cedimento da oltre dieci anni, le esportazioni verso l’Asia e la Cina hanno visto una contrazione negli ultimi anni, in linea con l’ultimo dato nazionale. La variazione negativa appare meno accentuata nel 2018, anno in cui gli scambi del settore con la Cina totalizzano un volume di 3,6 milioni. Verso la Cina, l’Abruzzo esporta principalmente parti ed accessori per autoveicoli e motori, ma il valore delle importazioni di tali prodotti è al momento superiore alle esportazioni.

Relazioni Abruzzo-Cina, accordi e opportunità

Insieme alla Francia, la Cina è il terzo Paese per numero di investimenti diretti esteri (IDE) in Abruzzo, dopo Stati Uniti e Germania, con 10 investimenti diretti nella regione. Gli IDE in Abruzzo riguardano principalmente il settore energetico, commerciale e automotive, ma le potenzialità del territorio sono ampie. L’Abruzzo è infatti sede di centri di ricerca di rilevanza internazionale, come il Gran Sasso Science Institute, che hanno già ricevuto la visita di numerose delegazioni di imprenditori e figure istituzionali cinesi, interessati alla sinergia tra le realtà accademica e industriale abruzzese.

Nel 2017 la società di progettazione abruzzese Proger s.p.a., leader del settore a livello internazionale, ha siglato un accordo per la realizzazione di un nuovo centro urbano nella città di Fuzhou, capoluogo del Fujian, sperimentando un nuovo “format” teso a riunire, intorno al tema del calcio, la migliore offerta italiana e abruzzese nei settori caratteristici del Made in Italy. Ad un anno dall’avvio dell’innovativo “Football City Program” si sono susseguiti numerosi scambi di visite, culminate con il “Fuzhou day” indetto a Pescara per sigillare il nuovo rapporto di amicizia e scambio culturale tra Abruzzo e Fujian.

A inizio febbraio 2018 il colosso cinese delle telecomunicazioni ZTE ha inaugurato nel capoluogo regionale il suo centro di innovazione e ricerca sulle reti di 5^ generazione, il primo in Italia, in collaborazione con l’università aquilana. All’inizio del 2017 L’Aquila era stata scelta come città pilota, insieme ad altre quattro città in Italia, per l’avvio della sperimentazione delle reti 5G sul territorio nazionale. Il Joint Innovation Center di ZTE è stato realizzato nel Tecnopolo d’Abruzzo, comprensorio industriale progettato per lo sviluppo di imprese 4.0 e dotato di tecnologie all’avanguardia, in stretta collaborazione con le realtà accademiche ed i centri di ricerca del territorio.

2 – Basilicata

La Basilicata, altresì nota come Lucania, ѐ una realtà ricca di tradizioni, cultura e bellezze naturali, nella quale vivono poco più di 560 mila abitanti. Il territorio prevalentemente collinare e montano causa difficoltà nell’accesso e nei collegamenti con le aree centro-settrentionali del Paese, fattore che ha inciso sullo sviluppo economico negli ultimi decenni. Nonostante ciò, al netto dei segni di rallentamento dell’ultimo quinquennio, buoni segnali di ripresa arrivano dall’ultimo trimestre del 2018 e dai primi dati del 2019 che identificano il settore secondario come locomotiva della ripresa economica regionale, in grado di riportare la Basilicata ai valori precedenti alla crisi finanziaria del 2008. Nell’ultimo anno, in particolare, a fare da volano di crescita è stata l’industria manifatturiera, grazie al comparto degli autoveicoli, e quella estrattiva, che segnano un aumento degli investimenti ed un miglioramento delle esportazioni. Un ulteriore contributo alla ripresa è fornito dal settore terziario che, beneficiando della nomina di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019, ha riportato un incremento dei valori relativi al turismo.

L’export regionale verso laCina

Con 4 miliardi di euro nel 2018, in crescita del 4,24% rispetto al 2017, la Basilicata costituisce appena lo 0,9% dell’export nazionale ed occupa la 17esima posizione nella graduatoria delle Regioni italiane per valore delle esportazioni verso il resto del mondo. Ciò nonostante, come indicato dall’ Istituto Commercio Estero, sebbene la Basilicata sia tra le Regioni con il minor numero di operatori dedicati alle esportazioni, il valore medio esportato per operatore rimane tra i più elevati nel panorama nazionale. A trainare l’economia lucana è la provincia di Potenza che nel 2018 ha registrato una crescita del 5%, in linea con la media del 5,1% registrata nel Mezzogiorno. Mezzi di trasporto, apparecchiature elettroniche ed articoli farmaceutici formano il podio delle merci oggetto dello scambio regionale, principalmente destinate verso i Paesi limitrofi dell’Area Euro che ricevono il 50% circa del totale della merce esportata.

Il mercato asiatico rappresenta una porzione minoritaria degli scambi lucani, raggiungendo solo il 3,3% del fatturato globale della Regione. Le esportazioni verso i Paesi asiatici hanno subito un calo del 12,2% nel 2018, segnando pesanti diminuzioni verso gli Emirati Arabi Uniti, Israele e l’India, rispettivamente -81,5%, -57% e -36,8%. Questi dati vanno però contrapposti ad un generale miglioramento dei Paesi del Far East, che contribuiscono in maniera significativa all’export regionale, quali il Giappone, principale destinazione asiatica, che segna +7,2% e la Cina, mercato in forte crescita, che registra un +23%. La Cina, in particolare, raggiunge nel 2018 un valore pari a 5,9 milioni di euro, contribuendo tuttavia solo allo 0,15% delle esportazioni lucane. I flussi commerciali verso la Cina mostrano un andamento altalenante delle esportazioni, confermando però i settori dell’automotive, quello dei macchinari utensili, agricoli e di utilizzo generale, e il comparto degli articoli farmaceutici quali principali prodotti in uscita dalla regione.

Il settore automotive

Concentrato nella provincia di Potenza e simboleggiato dallo stabilimento produttivo della città di Melfi, il settore degli autoveicoli costituisce il cuore pulsante dell’economia lucana. Secondo il rapporto 2017 redatto da Unioncamere Basilicata, e basato sui dati Istat, la città di Potenza ѐ seconda solamente a Chieti come incidenza del valore aggiunto nel settore dei mezzi di trasporto. Il valore delle esportazioni lucane nel settore automotive ha registrato nel 2018 un aumento dell’8% a livello globale, raggiungendo i 3,3 miliardi e contribuendo all’80% del totale delle esportazioni della Regione Basilicata. In controtendenza invece gli scambi con la Cina, fortemente altalenanti, che registrano una riduzione del 14% totalizzando 1,8 milioni nel 2018, seguendo un trend di decrescita cominciato nel 2016 dopo un fortissimo boom nell’anno precedente.

Il settore deimacchinari

Le esportazioni a livello globale di macchinari con origini lucane hanno registrato nel 2018 un calo del 32,4%, totalizzando 31,3 milioni di euro nel 2018. Tale dato risulta essere in forte controtendenza con il valore dell’export nel settore verso la Cina, dove invece il valore è triplicato rispetto al 2017. L’export di macchinari verso il Paese asiatico, in particolare, ha registrato un forte periodo di crescita a partire dal 2016, confermato anche nel primo semestre del 2019, dopo una contrazione nel 2015 e 2016. Le esportazioni di macchinari e apparati verso la Cina contribuiscono così al 4% del valore dell’export lucano nel settore a livello globale. A tale risultato contribuisce positivamente la performance di entrambe le province lucane con l’industria manifatturiera di Potenza, che costituisce l’80,3% dell’export regionale, e quella di Matera che nel 2018 segna una crescita del 364,5% nel valore della merce scambiata.

Il settore farmaceutico

Settore strategico per l’economia italiana, il comparto farmaceutico riveste un ruolo importante nel Mezzogiorno ed in particolare per la Regione Basilicata. Colpita dalla crisi economica in misura meno rilevante, nel 2018 le esportazioni dell’industria farmaceutica verso il resto del mondo hanno registrato una crescita del 15,1% attestandosi su un valore di 51,3 milioni di euro. Con un dato aggregato di 42,3 milioni di euro, nel 2018 la provincia di Matera funge da locomotiva per l’export del settore e rappresenta l’824, % del valore totale. Le stesse dinamiche vengono evidenziate anche nei rapporti con la RPC. Nel 2018 gli 856mila euro di prodotto esportato consolidano il trend positivo dell’ultimo triennio riportando un +338% rispetto al 2017.

Relazioni Basilicata – Cina, accordi e opportunità

Intensificatisi nel 2014, i rapporti tra la Lucania e la Cina interessano in modo traversale i  tre settori dell’economia regionale. Nell’ottobre 2014, la visita del presidente dell’Italy China Friendship Association, Yan Wang, ha posto le basi per lo sviluppo di partnership durature in ambito culturale, turistico e dell’industria enogastronomica. Incoraggiata successivamente nel 2016 con la visita di delegazioni cinesi a centri e strutture sanitarie regionali, tale prospettiva di collaborazione trova conferma nel 2017 con la lettera d’intenti inviata dal Presidente della Regione Basilicata al Governatore della città di Wuhan allo scopo di promuovere lo scambio culturale e tecnologico tra Basilicata e RPC. Infine, la sottoscrizione a marzo 2019 degli accordi commerciali tra Italia e Cina e l’interesse da parte di imprenditori cinesi ad investire sul territorio lucano creano buone prospettive di sviluppo per il comparto industriale regionale.

3 – Calabria

A formare la punta dello stivale italiano, ci pensa la Calabria. I suoi confini si estendono a nord verso la Basilicata e si immergono nelle acque del mar Ionio e del mar Tirreno. Sebbene il territorio sia caratterizzato prevalentemente da zone montuose e collinari, la Calabria possiede un’economia incentrata principalmente sul settore primario. Ad occupare gran parte dei campi destinati alla coltivazione troviamo olivo, tabacco, vite, agrumi ed il bergamotto, prodotto tipico della regione utilizzato principalmente nella fabbricazione di profumi e cosmetici. Il settore secondario continua invece a pagare le conseguenze della crisi settennale 2008- 2014 e presenta ancora un divario significativo rispetto al resto del paese, causato sia  dalla maggiore competitività dei grandi centri industriali del Nord Italia, sia dalle persistenti difficoltà socioeconomiche che contribuiscono ad ostacolarne lo sviluppo. Le stesse ragioni si trovano anche alla base della crescente “fuga di cervelli” da parte delle giovani generazioni, che dal sud della penisola emigrano verso le regioni del centro-nord in grado di assorbire la crescente offerta di lavoro. Nonostante la presenza di un deficit strutturale rispetto alle regioni settentrionali, la Calabria ha presentato nel triennio 2015-2017 segnali di ripresa economica derivanti in gran parte delle esportazioni e dai servizi legati al turismo.

L’export regionale verso laCina

Con 800 chilometri di costa, la presenza dell’importante porto di Gioia Tauro e dell’aeroporto di Lamezia Terme, la Calabria possiede tutti gli elementi che le consentono di occupare un ruolo di rilievo nel panorama dell’interscambio commerciale italiano. Ciò nonostante, con un valore dell’export pari a 543 milioni di euro, la Calabria rappresenta il fanalino di coda (20°) tra le regioni italiane, mentre avanza di due posizioni relativamente ai dati relativi alla merce in entrata nella regione, pari a 690 milioni di euro. A dimostrare l’impegno della regione nel sostenere la crescita economica e sociale del territorio è importante sottolineare due nuove misure introdotte con la legge n.123 del 2017 in tema di disposizioni urgenti per la crescita del Mezzogiorno; l’introduzione di agevolazioni per i giovani residenti intenzionati ad avviare un’attività imprenditoriale, e la creazione di zone economiche speciali (ZES) nei pressi dei maggiori scali portuali e aeroportuali, all’interno delle quali le imprese potranno favorire della presenza di incentivi e semplificazioni burocratiche ed amministrative. Un primo risultato positivo si ѐ registrato nell’anno 2018 dove sia le esportazioni che le importazioni, entrambe trainate dai settori dell’agroalimentare e delle sostanze e prodotti chimici, hanno segnato una variazione tendenziale in crescita del 16% e 8% rispettivamente.

Nei rapporti commerciali con i paesi extra-UE la Cina si posiziona solamente all’ottavo posto per valore della merce esportata. Ad essere oggetto di interesse per il mercato asiatico sono i prodotti alimentari con un valore di 2 milioni di euro nel 2018, in calo di 24 punti percentuali rispetto al quarto trimestre dell’anno 2017, e quelli del settore chimico che registrano una diminuzione del 7% (4,9 milioni di euro) rispetto alle performance dell’anno precedente. Sul lato delle importazioni l’impero di mezzo occupa invece il gradino più alto del podio con un valore di 47,3 milioni di euro. La merce in ingresso nella regione è costituita principalmente da prodotti alimentari lavorati e conservati (3,2 milioni di euro), articoli in gomma (6,7 milioni di euro) e prodotti chimici di base (6,1 milioni di euro).

Il settore agroalimentare

Con un rilievo decisamente più evidente rispetto alle altre regioni italiane, il settore agroalimentare continua a dare un contributo importante alla regione Calabria in termini sia commerciali che occupazionali. Con una crescita delle attività di esportazione di 7,5 punti percentuali rispetto al 2017, che trova conferma anche nelle rilevazioni del primo trimestre 2019, i prodotti di eccellenza come salumi, agrumi e olii sono apprezzati e richiesti dai mercati di tutto il mondo.

L’interesse  da parte del mercato cinese viene soddisfatto prevalentemente nelle province di Cosenza e Reggio Calabria. Il valore della merce in partenza verso il continente asiatico ha difatti registrato una crescita tendenziale del 104% nel quarto trimestre del 2017, con una decisa riduzione del deficit della bilancia commerciale pari a 1,17% nel quarto trimestre 2018. A dare ulteriore sostegno all’ottimo risultato vi sono l’accordo siglato tra Roma e Pechino volto ad eliminare le barriere non tariffarie per l’esportazione degli agrumi italiani in Cina, e la visita a dicembre 2018 della delegazione del governo della provincia del Guizhou a Catanzaro al fine di rafforzare il sodalizio tra regione Calabria e la regione del sudovest della Cina accomunate da uno specifico interesse verso il peperoncino.

Il turismo

Rinomata in tutto il mondo per la presenza dei bronzi di Riace situati presso il museo nazionale della Magna Grecia nella città di Reggio Calabria, la regione ha molto altro da offrire in tema di risorse forestali, prodotti enogastronomici e siti archeologici. Con un incremento di circa il 3% nel 2018, il settore del turismo è un altro elemento cardine dell’economia regionale. Un’indicazione confortante arriva dal turismo straniero in crescita del 23%, ciò anche grazie all’aumento dei collegamenti charter e dei voli di linea internazionali verso i principali scali aeroportuali della regione. La Calabria occupa la 17esima posizione come meta scelta da turisti italiani ed internazionali, concentrati principalmente lungo le zone costiere e nella provincia di Cosenza.

I flussi turistici dall’impero di mezzo (la Cina) verso la punta dello stivale hanno mantenuto un trend crescente nell’ultimo decennio, facendo registrare un + 42% nel 2018. In particolare,   la Calabria è stata la prima regione italiana a ricevere nel 2017 la certificazione “Welcome Chinese”; riconoscimento governativo attribuito allo scopo di confermare l’idoneità dei servizi regionali agli standard del turismo cinese. Ciò permetterà alle imprese calabresi certificate l’ingresso diretto al settore del turismo cinese, oltre che la promozione del turismo verso la regione italiana da parte dei più importanti tour operator nazionali.

L’industria chimica

L’esportazione di sostanze e prodotti chimici verso il mercato internazionale ha registrato una crescita tendenziale del 7,5% nel quarto trimestre 2018. A fare da locomotiva la provincia di Reggio Calabria che con 1,3 milioni di euro di prodotto rappresenta il 70% del valore totale esportato dalla regione. L’interesse del mercato cinese verso l’industria chimica calabrese   si concentra sul segmento degli “altri prodotti chimici”, in cui prevalgono i derivati dalla lavorazione del petrolio. Le esportazioni verso la RPC nell’anno 2018, pari a 1,2 milioni di euro, hanno registrato una flessione del 17,3%; risultato in controtendenza rispetto al trend stabile di crescita iniziato nel 2010 e conclusosi con un picco di crescita del 92,3% dell’anno 2017.

Relazioni Calabria – Cina, accordi e opportunità

Gli ultimi accordi siglati tra governo italiano e cinese, che confermano l’adesione della nostra penisola all’ambizioso progetto noto come “Nuova via della seta”, implicano opportunità di investimento e sviluppo per la Calabria.

I rapporti tra la regione meridionale e l’oriente rosso non si fermano però all’ultima visita del presidente Xi Jinping in Italia. Già nel 2010 l’ambasciatore in Italia della RPC Ding Wei aveva confermato l’intenzione di intraprendere con la regione calabra forme di collaborazione sul versante turistico, produttivo e commerciale. Nel 2013-2014 vengono sottoscritti gli accordi di gemellaggio tra l’Autorità portuale di Gioia Tauro e gli scali marittimi di Yingkou e Tianjin, finalizzati alla creazione di corsie preferenziali per il commercio e lo sviluppo di attività logistiche. Nel 2015 vengono invece avviati i progetti per l’internazionalizzazione delle imprese calabresi verso il mercato cinese, in particolare nella regione dello Shandong.

Da tenere in considerazione l’invito alle aziende calabresi ricevuto dal ministro per l’economia e il commercio dell’ambasciata della RPC, Lin Bin, a partecipare al China International Import Exhibition (CIIE) a Shanghai in programma a novembre 2019. Le più recenti visite da parte di delegazioni cinesi nelle regioni del sud Italia non fanno quindi che confermare l’interesse dell’impero di mezzo verso le realtà produttive meridionali.

4 – Campania

Affacciata sul Mar Tirreno, la Campania ѐ la terza regione più popolata d’Italia – dopo Lombardia e Lazio – con 5,81 milioni di abitanti e la penultima, davanti alla sola Calabria, in termini di reddito pro capite. Il territorio ѐ costituito in prevalenza da aree collinari e pianeggianti, il che ha permesso lungo le fasce costiere un solido e costante sviluppo sia del settore primario, con prodotti di eccellenza come olio EVO, pomodori e mozzarelle di bufala, sia di quello secondario, caratterizzato dal comparto dell’alimentare e dell’industria pesante. A completare il quadro economico è il settore dei servizi, che con la presenza di monumenti, zone archeologiche – come Pompei ed Ercolano – e bellezze naturali (da soli l’11% del patrimonio Unesco italiano) ѐ in grado di attirare ogni anno un crescente numero di turisti italiani e stranieri.

Cartina al tornasole per l’analisi della salute del sistema produttivo del Mezzogiorno, nel 2018 l’economia della Campania ha rallentato il percorso di ripresa economica sostenuto nel triennio 2014-2016. Secondo quanto mostrato dal rapporto annuale redatto da Banca d’Italia, tra le cause principali ѐ la diminuzione della domanda estera sia in termini di esportazioni di beni che di turismo.

L’export regionale verso laCina

Con 10,8 miliardi di euro, +2,1% rispetto al 2017, la Campania si conferma leader tra le regioni del Mezzogiorno e nona nel panorama italiano – 2,4% del totale nazionale – per valore della merce esportata. A fare da traino la provincia di Napoli che, con una crescita tendenziale del +3,8% nel 2018, costituisce il 53,5% dell’export regionale. L’industria alimentare, quella chimico-farmaceutica e la meccanica formano il podio della merce in uscita, principalmente verso i mercati di Francia, Germania e Stati Uniti, la cui domanda ha presentato una crescita media del 7,7% nel 2018. Ulteriore conferma delle risorse e capacità economiche possedute dalla Regione arriva dai dati relativi al primo trimestre del 2019, quando con 840 milioni di euro l’export campano ha registrato un +7% rispetto allo stesso periodo del 2018.

L’analisi dei flussi verso l’Asia segna invece un rallentamento del 2,2% rispetto al 2017. Il fatturato dei prodotti campani in Asia si è attestato a 1,2 miliardi di euro nel 2018, vedendo il Giappone come primo mercato di riferimento che, sebbene in crescita del 2,7% (267 milioni di euro), non ѐ sufficiente a compensare il generale andamento negativo dovuto all’incertezza commerciale e a cui consegue la decrescita del 9,65% della domanda cinese.

L’industria alimentare

Settore di eccellenza rinomato in tutto il mondo ed al primo posto in Europa per numero di certificazioni di qualità ottenute, l’agroalimentare italiano si distingue per tradizione, sostenibilità e sicurezza dei propri prodotti. In tale contesto la Campania ѐ quinta in Italia e prima tra le regioni del Mezzogiorno in termini di valore aggiunto; a dare impulso alla produzione ed esportazione campana ѐ la provincia di Salerno, che con 310,4 milioni di euro nel quarto trimestre 2018 registra una crescita tendenziale del 6,57%. Dopo il biennio 2016-2017 caratterizzato da un deciso rallentamento, le esportazioni verso la Cina, costituite per il 58,6% da frutta e ortaggi e prodotti da forno, segnano un +1,84%, che con un valore di circa 27,6 miliardi di euro nel 2018 contano per l’1,06% del totale regionale.

L’industria chimico-farmaceutica

L’industria chimico-farmaceutica campana contribuisce alle esportazioni della Regione in modo significativo ed insieme a Puglia, Abruzzo e Sicilia conta circa il 12% dell’export nazionale. Concentrate nella provincia di Napoli, le imprese del settore possiedono le caratteristiche e potenzialità necessarie ad attrarre risorse ed investimenti, come confermano i 999 miliardi di euro di prodotti esportati nel 2018 – +7,36% rispetto al 2017. Volgendo lo sguardo al mercato asiatico, la Cina si conferma primo partner di riferimento in tale mercato per le esportazioni della Campania e, sebbene a ritmi meno sostenuti rispetto al biennio precedente, con 45,2 miliardi di euro nel 2018 prosegue il trend di crescita registrando un +20,4%.

Il settore dei mezzi di trasporto

La positiva performance del comparto aeromobili e le misure a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese campane hanno permesso all’industria dei mezzi di trasporto di crescere del 16,7% nel 2018, corroborando in tal modo la leadership della regione Campania per l’economia del Mezzogiorno. Tale dinamica non viene invece rispecchiata dalle esportazioni del settore verso la Cina, che nello stesso anno testimoniano un rallentamento del 25,1%. Ciò nonostante, alto potenziale di crescita in termini di volume per l’export del settore, registrando un fatturato di 27,5 milioni di euro nel 2018 e rappresentando il 20,3% del totale dei mezzi di trasporto esportati verso l’Asia. La Cina, infatti, segue solamente il Giappone, che con 77,5 miliardi di euro, in decrescita del 2,3% rispetto al 2017, si conferma primo mercato di riferimento per la Campania.

Relazioni Campania – Cina, accordi e opportunità

Con un ruolo di primo piano nella cooperazione economica e culturale, la Campania ѐ da sempre parte attiva nella missione italiana in Cina. Risale al 2009 l’avvio del Sino Italian Sci-Tech Exchange, piattaforma tecnologica creata allo scopo di promuovere l’internazionalizzazione delle imprese campane e rafforzarne la competitività nel mercato cinese. Più di recente, gli accordi firmati nel 2015 con la città di Chongqing e il distretto di Hechuan, e quello con Pechino del 2017, si pongono l’obiettivo di intensificare la cooperazione in ambito culturale, scientifico e tecnologico. Infine, resta da evidenziare l’intesa siglata in maggio 2019 tra la città di Ningbo e la CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa – che rappresenta un’ulteriore conferma delle grandi opportunità per l’export delle imprese campane verso la Cina. Il progetto, che sancisce la nascita del Da Vinci Village nella città di Ningbo, vedrà la Campania svolgere il ruolo di ambasciatore locale del “Made in Italy” e permetterà l’accesso al mercato cinese a 150 PMI italiane operanti nei settori del tessile, oreficeria, design ed alimentare.

5 – Emilia-Romagna

Culla della Pianura Padana e orlata per tutta la sua lunghezza da colline e rilievi appenninici, l’Emilia-Romagna ha storicamente svolto un ruolo di collegamento tra le regioni dell’Italia settentrionale e centrale. Si tratta della sesta Regione sia per popolazione che per estensione, con rispettivamente 4,6 milioni di abitanti e con oltre 22,4 mila chilometri di superficie. L’Emilia- Romagna è una delle aree più fertili della Penisola grazie al Po, il fiume più importante d’Italia, che ha supportato lo sviluppo della Regione rendendola una delle più produttive del Paese. L’Emilia-Romagna è tra le regioni più dinamiche d’Italia: genera più del 9% del PIL nazionale, classificandosi terza solo dietro Lombardia e Veneto, ed è seconda in termini di PIL pro capite dietro la Lombardia. In Regione sono attive più di 410 mila imprese impegnate nella produzione manifatturiera e ulteriori settori all’avanguardia sono l’agroalimentare, il meccanico, l’automobilistico, il farmaceutico e il tessile. Fortemente attiva anche nel terziario, l’Emilia- Romagna presenta un’offerta turistica tra le più sviluppate d’Italia, con oltre 5,6 milioni di arrivi ogni anno.

L’export regionale verso laCina

L’Emilia-Romagna è la seconda Regione Italiana in termini di export, preceduta da Lombardia e seguita da Veneto e Piemonte. Il valore complessivo delle esportazioni regionali all’estero ha raggiunto i 63,7 miliardi di euro nel 2018, con una crescita del 6% rispetto all’anno precedente. La Regione vanta la più alta propensione all’export in Italia, registrando quasi 14.000 euro di fatturato estero per residente. A livello provinciale sono Bologna, Modena e Reggio Emilia ad apportare il maggior contributo, rispettivamente con un valore di 14,8, 12,9 e 10,7 miliardi di export a livello globale. Nel 2018 il 14,6% delle merci provenienti dall’Emilia-Romagna sono state indirizzate verso i mercati asiatici, 21% di cui verso la Cina. Raggiungendo un valore delle esportazioni pari a 1,9 miliardi di euro nel 2018, in crescita del 6% rispetto al precedente, la Cina si è così classificata sesta tra le destinazioni più rilevanti per i beni regionali, seconda dopo gli Stati Uniti tra i Paesi non europei.

Il buon andamento dell’export dell’Emilia-Romagna va attribuito sia all’importante industria dei macchinari e delle apparecchiature, che nel primo bimestre del 2019 ha realizzato il 27,6% delle esportazioni regionali a livello globale, in aumento del 4,1% sullo stesso periodo dell’anno precedente, sia all’industria dei mezzi di trasporto, che ha segnato un +84, %, sia all’altra manifattura, in aumento del 28,9%, legata ad un aumento considerevole dell’industria del tabacco. A seguire, ulteriori industrie rilevanti sono risultate quella metallurgica e i derivati prodotti in metallo, il settore chimico e quello farmaceutico e infine quello della gomma e delle materie plastiche.

Il settore della meccanica

Caratteristica comune alle regioni produttive del Nord Italia, anche l’economia dell’Emilia- Romagna è fortemente legata alla manifattura di macchinari e apparati per l’industria. In particolare, le esportazioni verso la Cina di macchinari e apparati nel 2018 hanno registrato un valore di circa 739 milioni, in calo del 9,5% rispetto al 2017, mantenendosi però in prima posizione in termini di fatturato tra i prodotti destinati al Paese asiatico e contribuendo al 37,5% del totale dell’export regionale in Cina. Le tipologie di macchine che fanno riferimento a tali categorie sono, tra le altre, motori a combustione interna, turbine, pompe, valvole, forni, macchine di sollevamento e di refrigerazione.

Vocazione unica nel panorama italiano, l’Emilia-Romagna vanta anche successo nell’industria del packaging, in particolare nella costruzione di macchinari per l’imballaggio, settore in cui l’Italia realizza circa l’82% del proprio fatturato all’estero.

Secondo l’UCIMA (Unione costruttori macchine automatiche per il confezionamento e l’Imballaggio), l’Emilia-Romagna vanta il 70% del fatturato nazionale per il settore e il 65% degli addetti italiani.

Il settore tessile

Secondo settore per rilevanza nelle esportazioni con la Cina, il settore tessile in Emilia-Romagna ha avuto un forte aumento nelle esportazioni verso Pechino nel 2018, dando un’impennata al trend di crescita registrato anno dopo anno. In particolare, l’export di prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori verso il Paese asiatico ha superato i 336 milioni nel 2018, pari al 17,1% del totale delle esportazioni con la Cina, in crescita dell’87,7% rispetto al 2017. All’interno di tale cluster, nel dettaglio, è l’abbigliamento a segnare il 64% dei ricavi, seguito dall’industria della pelle, con cuoio, conciati e calzature. Da annoverarsi a supporto di tale aumento sono i nuovi accordi di partnership siglati tra la Regione e la Provincia cinese dello Shandong per favorire i commerci nel settore.

Il settore alimentare

L’Emilia-Romagna è conosciuta anche come la “Food Valley” d’Italia: la rinomata industria alimentare regionale ha esportato a livello globale per un valore complessivo di oltre 5,6 miliardidi di euro nel 2018, in crescita del 5,6% su base annua. Secondo i dati ISTAT l’Emilia- Romagna, nel 2018, è stata la prima regione in termini di export verso la Cina per il settore di cibi e bevande, con un valore di oltre 71,5 milioni di euro, in crescita del 21% rispetto al 2017.

A livello territoriale Parma è tra le nove province la più forte in termini di export verso la Cina. Tale dato è legato ad un sostenuto tentativo di internazionalizzazione di prodotti quali il Parmigiano Reggiano e il Prosciutto di Parma. Passo fondamentale in tale senso è stata nel 2018 la missione a Bologna, Parma e Modena di una delegazione proveniente da Hema, catena di supermercati parte del Gruppo Alibaba che, sfruttando l’innovazione tecnologica, sposta le opportunità di acquisto verso il più avanzato commercio on line, e che in 10 anni punta a espandersi in tutta la Cina con numerosi punti di vendita.

Relazioni Emilia-Romagna – Cina, accordi e opportunità

Le relazioni tra l’Emilia-Romagna e la Cina sono forti e si inseriscono nel più ampio progetto regionale Emilia-Romagna Go Global 2016-2020, strategia pluriennale di internazionalizzazione del sistema produttivo regionale mirato alla realizzazione di un sistema produttivo sempre più globale e internazionalizzato, intelligente, sostenibile e inclusivo.

I rapporti tra la Regione il Paese asiatico si basano su due fondamentali accordi tra l’Emilia- Romagna e il Guangdong, prima Provincia cinese in termini di PIL, sede della manifattura della Cina e leader nell’innovazione digitale, e con lo Shandong, terza provincia cinese per PIL, sede di grandi gruppi manifatturieri nei settori della meccanica avanzata, dell’automotive, del tessile e abbigliamento.

Il primo partenariato, firmato nel 2015 a Guangzhou dal presidente della Regione Bonaccini, è volto alla promozione di iniziative di scambio e cooperazione nei settori del commercio e degli investimenti, della tecnologia, della tutela ambientale, della cultura e del turismo. Tale raggiungimento venne confermato da una seconda visita di una delegazione regionale in Cina nel 2017, ancora una volta guidata da Bonaccini, in occasione della seconda edizione della Settimana della Cucina italiana nel mondo, ribandendo un piano comune per lo sviluppo delle alte competenze, per la realizzazione di infrastrutture, reti e progetti per la ricerca e per la promozione dell’innovazione e dell’internazionalizzazione delle imprese. L’accordo con lo Shandong, invece, venne seguito nel novembre 2018 dalla visita di una delegazione proveniente dalla Provincia cinese composta da rappresentanti istituzionali ed una cordata di imprenditori in visita alla sede della Regione Emilia-Romagna e dalla visita nell’agosto 2019 del nuovo ambasciatore della Repubblica popolare cinese in Italia Li Junhua, al fine di irrobustire le relazioni fra l’Emilia-Romagna e la Repubblica popolare cinese.

6 – Friuli-Venezia Giulia

Una delle cinque regioni a statuto speciale italiane, il Friuli-Venezia Giulia è la regione più piccola del nord-est italiano, diciassettesima per superficie e quindicesima per popolazione. Il territorio, racchiuso tra le Dolomiti orientali e l’Adriatico, presenta una varietà di paesaggi a cui corrisponde un altrettanto ricco patrimonio culturale e, nonostante la modesta estensione, un’economia dinamica e diversificata. Terra di migrazione durante il XX secolo, a partire dagli anni 90 l’economia friulana ha intrapreso un percorso di sviluppo, fortemente sostenuto dall’export. Il terziario, in particolare, risulta essere la prima componente competitiva a livello regionale. Secondo quanto riportato dal “Quadro europeo di valutazione dell’innovazione 2019”, redatto dalla Commissione Europea, Il Friuli-Venezia Giulia è l’unica regione italiana tra le 73 regioni definite “forti innovatrici” a livello europeo, raggiungendo i livelli di Austria e della Germania meridionale, simbolo di un ambiente friendly e attrattivo per tutte le imprese d’eccellenza impegnate in progetti di ricerca e sviluppo. Rilevante dal punto di vista dei commerci, la Regione è anche casa di uno dei porti italiani più importanti, quello del capoluogo Trieste, primo nel Paese per traffico di merci grazie alla sua posizione strategica per gli scambi Est-Ovest.

L’export regionale verso laCina

A livello globale, il Friuli-Venezia Giulia ha raggiunto un valore in termini di esportazioni superiore ai 15,5 miliardi nel 2018, rappresentando il 3,1% dell’export nazionale e collocandosi così al settimo posto tra le diverse regioni. Il Friuli-Venezia Giulia, in particolare, ha registrato nel 2018 il miglior incremento tra le diverse regioni del Nord Italia, con una crescita del +5.9% rispetto al 2017. Per quanto riguarda gli scambi con l’Asia, la Cina si colloca in sesta posizioni tra le principali destinazioni dei prodotti friulani con 357 milioni di fatturato nel 2018, in crescita del 27,3% rispetto all’anno precedente. A livello di singole categorie di prodotto, risulta che i settori più interessati dagli scambi tra la Regione e il Paese asiatico siano il comparto dei mobili, con circa 15 milioni di fatturato in esportazioni, l’industria metallurgica, con poco meno di 30 milioni e un incremento quasi del 50% dal 2017, e l’industria di macchinari e apparecchi. Pur rimanendo in deficit, il saldo della bilancia commerciale con la Cina risulta in netto aumento nel 2018, grazie al contributo delle provincie di Pordenone e Udine, il che sottolinea la forte relazione commerciale tra i due territori. Solo la provincia di Gorizia presenta un calo delle esportazioni con il mercato cinese nel 2018, dato altamente influenzato dall’andamento delle vendite di navi e imbarcazioni.

Industria del legno e del mobile

Il settore del legno risulta essere uno dei pilastri della produzione industriale friulana. Il Friuli-Venezia Giulia conta quasi 2,500 imprese e 18,000 specialisti coinvolti nel settore  che contribuiscono allo sviluppo internazionale dell’industria dell’arredo-design italiano. Con particolare attenzione al comparto del mobile, la regione ha fortemente investito nell’ammodernamento e nell’integrazione lungo la filiera di produzione, mantenendo però continuità con l’apprezzata tradizione artigiana. La regione Friuli-Venezia Giulia ha visto l’export di legno e prodotti di legno aumentare di 4,2 punti percentuali nel 2018, totalizzando un fatturato superiore a 1,4 miliardi di euro. Seconda solo a Veneto e Lombardia, la Regione si posiziona terza a livello italiano circa l’export di mobili, coprendo il 14.5% del totale delle vendite nazionali. La Cina, in particolare, si posiziona settima a livello globale in termini di fatturato tra le destinazioni di mobili friulani e quinta per l’export di legno e prodotti in legno. La crescita del settore si presenta significativa, registrando nel 2018 un +30% di vendite verso il Paese asiatico rispetto all’anno precedente. È importante però sottolineare come la domanda cinese di mobili stia diventando sempre più sofisticata e sia pertanto necessario avere una conoscenza dei giusti approcci culturali e una consapevolezza del gusto dell’utente finale.

Industria della meccanica

Produzione comune alle regioni del Nord Italia, il Friuli-Venezia Giulia vanta un ottimo interscambio commerciale nella fabbricazione di macchinari per l’industria. I dati ISTAT relativi al 2018 evidenziano infatti un aumento d’interesse a livello internazionale dei prodotti manifatturieri friulani, che registrano un incremento in fatturato all’estero pari al +2.2% rispetto al 2017. Con particolare riferimento alla Cina, nel 2018 il 7.3% del totale dei macchinari e apparecchiature esportati venivano venduti al Paese asiatico, raggiungendo un fatturato totale di circa 236 milioni di euro in crescita di oltre il 40% rispetto 2017, attestandosi a livelli precrisi. La Cina risulta di fatti essere il terzo mercato di destinazione per il settore machinery friulano dopo Stati Uniti e Germania, avendo superato nel 2018 la Francia. In Cina, nel 2017, le importazioni di macchinari hanno registrato un incremento di quasi 12% e un valore di circa 250 miliardi di euro: l’aumento dei costi di produzioni e una flessione dei margini di profitto dei produttori di macchinari cinesi favorirebbe questa tendenza, confermando ottime opportunità per i player italiani del settore.

Industria metalmeccanica e altri settori di rilievo

Tra i settori più significativi per crescita nel 2018 va citato quello della lavorazione e produzione dei metalli di base e dei prodotti in metallo. Il Friuli-Venezia Giulia, infatti, con grande supporto della filiera siderurgica di Udine, si attesta come prima regione a livello nazionale per incremento nel valore delle esportazioni nel settore con la Cina, registrando nel 2018 un fatturato superiore ai 29 milioni di euro.

In termini di esportazioni di prodotti alimentari e bevande, invece, lo scambio commerciale tra la Cina e le regioni del Nord Italia ha subito un leggero calo e lo stesso Friuli-Venezia Giulia ha registrato un -5.9% nel 2018, fermandosi a un valore poco superiore ai 10 milioni di esportato. La Regione, tuttavia, sta fortemente investendo nella creazione di una filiera logistica-distributiva che permetta alle aziende locali di esportare i propri prodotti agricoli in Cina: gli imprenditori del settore agricolo friulano dovranno migliorare la loro partnership con i distributori locali per innalzare la consapevolezza del marchio friulano e sfruttare al meglio le future possibilità di mercato.


Relazioni Friuli-Venezia Giulia – Cina, accordi e opportunità

Il biennio 2018-2019 è stato caratterizzato da un aumento di interesse da parte cinese per la Regione, concretizzatosi con la visita del Friuli-Venezia Giulia da parte di diverse delegazioni cinesi con lo scopo d’incentivare gli investimenti relativi a immobili, infrastrutture e cultura e supportare l’implementazione di un piano di attrazione turistica. Va sottolineato l’interesse cinese per il porto triestino, in vista della piena attualizzazione del più ampio progetto della Nuova Via della Seta. Con lo scopo di favorire la cooperazione bilaterale e la creazione di partenariati tra le PMI e le imprese cinesi, diversi sono i progetti di partecipazione delle imprese friulane e delle istituzioni regionali ad alcune delle più rilevanti fiere internazionali di settore in Cina, quale il China International Import Expo a Shanghai. A riguardo, è interessante notare il progetto “SMEs 4 Business Development China & Cuba” promosso nel 2015 dalla regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia e dall’UNIDO con l’obbiettivo d’incoraggiare, facilitare e rafforzare le relazioni tra le imprese friulane e le aziende della municipalità di Shanghai.

7 – Lazio

Pur con una estensione territoriale contenuta, il Lazio è seconda solamente alla Lombardia per numero di abitanti (5,88 milioni) e valore del PIL (186,5 miliardi).

Lo sviluppo dell’industria e del settore terziario, focalizzati sul farmaceutico, petrolchimico e sul turismo, trainano l’economia regionale grazie a stabili tassi di crescita e ad un fenomeno di costante evoluzione. Inoltre, grazie alla varietà del suo territorio, la coltivazione di cereali, olive e prodotti ortofrutticoli, nonché l’allevamento di bovini e ovini, caratterizzano il settore primario regionale. Riconosciuta in tutto il mondo per l’ampia offerta di monumenti storici e siti archeologici situati principalmente a Roma, e per la presenza della massima autorità della Chiesa Cattolica all’interno della Città del Vaticano, la regione Lazio ha molto altro da offrire sia dal punto di vista turistico che sotto il profilo di opportunità di investimento.

L’export regionale verso laCina

Con un dato aggregato di 22,6 miliardi di euro il Lazio occupa la sesta posizione nella graduatoria delle regioni italiane per valore totale delle esportazioni. Inoltre, le tre province di Roma, Frosinone e Latina sono tra le maggiori esportatrici del Paese, detenendo rispettivamente la 15esima, 21esima e 24esima posizione. Sebbene l’ultimo trimestre del 2018 abbia fatto registrare un calo del -4,3% nel valore di investimenti ed esportazioni, dovuto principalmente alle incertezze presenti sul mercato globale, i dati Istat per il primo trimestre del 2019 forniscono un quadro decisamente più confortante. Le dinamiche per settori segnano un incremento nell’esportazione dei prodotti farmaceutici, da sempre riconosciuti come sinonimo di eccellenza della Regione, dei prodotti petrolchimici e dei prodotti appartenenti al settore automotive.    Il settore metalmeccanico mostra, invece, un andamento complessivo decrescente, a cui   si accompagna l’esistenza di trend differenti a livello di sub-categorie. Secondo il rapporto dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (ICE), nell’anno 2018 le vendite verso l’Asia Orientale si sono indebolite con un decremento del 16,7%, nonostante il costante intensificarsi degli scambi con la Cina, che registra una crescita del 170%. Il Paese asiatico rappresenta infatti il secondo principale partner extra-UE, dopo gli Stati Uniti, nei rapporti commerciali con la regione.

Industria farmaceutica

Fiore all’occhiello dell’economia laziale, l’industria chimica farmaceutica è da sempre considerata uno dei settori maggiormente resilienti del nostro Paese. Secondo quanto riportato da Farmindustria l’evoluzione dell’export farmaceutico è aumentata del 117% nell’ultimo decennio 2008-2018, ben al di sopra della media europea (81%). A sostenerne la crescita è stata la produttività delle imprese del farmaco italiane con 32,2 miliardi di euro di produzione, di cui l’80% destinato all’export, e i 3 miliardi di euro di investimenti assegnati a ricerca e sviluppo (R&S). Nel solo anno 2018 investimenti ed esportazioni hanno registrato un più 7,1% e 4,7% rispettivamente, segno di un settore sano e in continuo progresso. All’interno del quadro di sviluppo complessivo, il peso degli scambi con la Cina presenta una tendenza in crescita con un incremento del 5,7%.

Con oltre 60 aziende e più di 16mila addetti, il settore farmaceutico rappresenta il 42% dell’export della regione Lazio. Nel 2018 la performance del settore vede il Lazio, trainato dalla provincia di Latina, al primo posto tra le regioni italiane per valore dell’export pari a 9,1 miliardi di euro. Le ultime politiche della RPC in materia di sanità sottolineano inoltre l’impegno del Governo cinese a razionalizzare e semplificare i processi finalizzati all’approvazione di medicinali e test clinici. Il crescente tasso di anzianità della popolazione cinese, accompagnato dal relativo aumento dell’aspettativa di vita, ha contribuito alla persistente crescita della spesa pubblica nel campo medico-sanitario. Le nuove misure vanno a beneficio di multinazionali ed imprese farmaceutiche, aprendo la strada per nuove opportunità di investimento.

L’industria metalmeccanica

Il comparto metalmeccanico italiano nell’anno 2018 è stato caratterizzato da un sostanziale rallentamento in linea con quanto espresso dalle principali aree geo-economiche mondiali. Le debolezze strutturali della nostra economia, i timori legati alla Brexit ed al contesto europeo ed il protrarsi della guerra commerciale USA-Cina contribuiscono ad alimentare il quadro di incertezza del settore. A fronte di una produzione industriale che segna un complessivo -1,1%, un’analisi maggiormente approfondita dei diversi settori evidenzia andamenti differenti. Ad una flessione tendenziale dei comparti dei prodotti in metallo (-5,2%), metallurgia (-3,0%) e del segmento autoveicoli e rimorchi (-10,4%), hanno controbilanciato le performance positive del settore altri mezzi di traposto con una crescita della produzione del segmento aeromobili, veicoli spaziali, navi ed imbarcazioni che hanno fatto registrare rispettivamente un +8,2% e +6,1%. Con la presenza di circa 11mila imprese e oltre 55mila addetti il settore metalmeccanico è uno dei motori di spinta della crescita e dell’export del Lazio. In particolare, il distretto dell’automotive nella provincia di Frosinone ed il comparto dell’Aeronautica/Aerospazio di Roma risultano tra i principali settori nell’interscambio della regione con il resto del mondo. Le medesime valutazioni permangono anche spostando l’attenzione agli scambi commerciali con la Cina, sebbene entrambi i settori facciano registrare un deciso calo causato sia da fattori economici e congiunturali sia dalle nuove politiche adottate dal governo di Pechino in tema di mobilità volte a promuovere la produzione e l’acquisto di mezzi di trasporto ad energia alternativa.

Il settore del turismo

Secondo quanto riportato dall’Osservatorio Nazionale del Turismo, l’Italia si conferma come uno dei Paesi a maggiore capacità attrattiva per il turismo straniero. Con un incremento del 3,2% il settore del turismo rappresenta il 13,2% del PIL italiano per l’anno 2018, preceduto solamente dai settori finanziario e della vendita al dettaglio. In termini occupazionali nell’anno 2018 il settore ricettivo-turistico ha registrato un incremento di 2,3 punti percentuali rispetto al 12,6% del 2016. Gli arrivi di turisti stranieri nell’ultimo anno sono stati 214 milioni (+1,8%) con Stati Uniti, Australia, Russia e Cina a rappresentare i principali bacini di origine del flusso turistico del Bel Paese. Analizzando più nel dettaglio il turismo proveniente dalla Cina, si registra nell’anno 2018 un incremento del 12,4% di arrivi rispetto al biennio precedente, confermando la costante crescita ed il grande potenziale del mercato cinese per l’Italia.

La rapida e costante crescita dell’economia cinese accompagnata dal contestuale miglioramento del benessere collettivo della popolazione ha infatti permesso uno sviluppo del settore turistico, sia domestico che oltreoceano, portando la Cina ad occupare la seconda posizione nella classifica mondiale per numero di turisti in uscita. Toscana, Lazio e Veneto sono le regioni a maggiore capacità attrattiva (63,5% del totale); le stesse, ad eccezione della Toscana, figurano inoltre come le principali mete in termini di spesa. In linea con quanto dichiarato dall’assessore al Turismo e alle Pari Opportunità, Lorenza Bonaccorsi, il Lazio è la regione con il più alto numero di viaggiatori cinesi, localizzati principalmente nella città di Roma. Sebbene da sempre attratti dall’ampia offerta di beni culturali, prodotti gastronomici e shopping, le preferenze – così come gli stili di spesa – da parte del turismo cinese sono, di fatto, in continuo cambiamento. Questa tendenza implica la necessità di adottare nuove strategie da parte delle regioni italiane, focalizzando i propri sforzi sullo sviluppo di un’accoglienza innovativa e maggiormente incentrata sul fattore esperienziale.

Relazioni Lazio-Cina, accordi ed opportunità

La regione Lazio e la Cina godono da più di un quinquennio di un rapporto favorevole basato su accordi volti allo sviluppo degli scambi commerciali, al sostegno delle PMI, ed alla promozione del turismo. Tra le iniziative più recenti si riporta la visita della regione, avvenuta nel mese di giugno 2019, della delegazione cinese dalla provincia dello Zhejiang; l’incontro ha confermato la solidità dei rapporti commerciali con la Cina e la volontà di entrambe le parti di intensificare la cooperazione già esistente, con l’auspicio di poter siglare un eventuale protocollo d’intesa tra la Regione e la Provincia cinese. A beneficiare del sodalizio tra Lazio e Cina vi è anche il settore del turismo che, a seguito della firma di un accordo d’intesa con CTrip, il principale fornitore cinese in tema di servizi di viaggio, punta a promuovere la città capitale di Roma come meta principale del turismo cinese in Italia. Infine, la recente adesione dell’Italia alla BRI (Belt and Road Initiative), nonché la firma del Memorandum of Understanding tra i due Paesi, rappresentano terreno fertile per un ulteriore rafforzamento del legame Lazio-Cina.

8 – Liguria

La Liguria è una colorata regione dalle mille sfaccettature: stretta tra le montagne e il mare, è divisa geograficamente tra Levante e Ponente da Genova. Si tratta della seconda Regione più piccola del nord Italia dopo la Valle d’Aosta, con un’estensione pari a 5,4 mila chilometri quadrati, e la dodicesima per popolazione, con poco più di 1,5 milioni di abitanti.

La Liguria risulta essere fortemente legata al mare anche dal punto di vista economico: è ligure, infatti, il 10% delle imprese italiane nella blue economy, maggior concentrazione d’Italia, che include i servizi legati al turismo, la cantieristica navale e la filiera ittica. Inoltre, l’industria ligure, rappresentata dal siderurgico, petrolchimico, chimico e metalmeccanico, si è fortemente sviluppata intorno ai porti di Genova, Savona e La Spezia e nei grandi poli produttivi che sorgono nelle periferie dei capoluoghi di provincia.

L’economia regionale, tuttavia, malgrado una limitata espansione nel corso del 2018, continua a mostrare un ritardo nella ripresa dalla crisi economica del 2008 rispetto alle regioni nordoccidentali e rispetto alla media italiana. La Regione nell’ultimo decennio ha infatti subito una forte flessione della produttività, il che ha portato anche ad una scarsa dinamica occupazionale.

Nello specifico, nel 2019 l’economia ligure ha manifestato immobilismo e ristagnamento, fenomeno causato principalmente da un arresto nell’industria e nel terziario e alimentato  da una contrazione nelle movimentazioni di merci presso i porti e nei flussi turistici. Tale contrattura si è riflessa anche nel mercato del lavoro, che nei primi due trimestri del 2019 ha registrato un calo dello 0,4%.

L’export regionale verso laCina

La Liguria è la Regione che, in termini di esportazioni, ha subito la maggior diminuzione tra il 2017 e il 2018. Le vendite di prodotti liguri all’estero hanno raggiunto un valore di poco superiore ai 7,5 miliardi di euro nel 2018, in calo di oltre il 6% rispetto all’anno precedente. Guardando al panorama italiano, la Liguria si è posizionata quattordicesima in base al contributo apportato al totale delle merci esportate dal Paese, generando circa l’1,6% del fatturato estero nazionale. Nel 2018 l’export ligure ha registrato un lieve aumento verso le destinazioni europee, quasi

+2%, il che va però rapportato ad una forte riduzione delle esportazioni verso le mete extra europee. Nord e Sud America, nello specifico, hanno segnato un -7,2% e l’Asia -19%. A pesare sulla bilancia di import-export è proprio il calo delle esportazioni verso il continente asiatico, in particolare verso la Cina che segna un brusco rallentamento con -39,7 % nel 2018. In tale anno, in particolare, la Cina ha ricoperto il 3,6% del valore totale delle esportazioni liguri, mantenendosi al quinto posto tra le destinazioni di riferimento.

A livello globale, a pesare sull’export ligure sono sicuramente l’instabilità regionale e le complicazioni dal punto di vista logistico che sono seguite ai crolli infrastrutturali dell’ultimo biennio.

In termini di settore, l’industria manifatturiera traina l’export ligure, rappresentando il 91% del totale delle esportazioni. I singoli settori con maggiore rilevanza risultano essere, invece, la produzione di machinery, che raggiunge un valore di 1,3 miliardi di euro, il chimico, pari ad 1,2 miliardi di euro nel 2018, i metalli e prodotti in metallo, con circa 960 milioni, e al quarto posto i mezzi di trasporto, in particolare il settore navale, che da solo raggiunge quasi 650 milioni. La provincia ligure che fornisce il maggior contributo alle esportazioni regionali risulta essere Genova, con un apporto del 60%, unica provincia in calo di 6 punti percentuali rispetto all’anno precedente, seguita da Savona, La Spezia e ultima Imperia.

Analizzando gli scambi con la Cina, invece, si evidenzia una brusca frenata generale degli scambi in tutti i settori, con l’unica eccezione rappresentata dal settore farmaceutico che è triplicato in fatturato nel 2018. Su base provinciale, invece, si nota un netto calo di Genova negli scambi con in Paese asiatico, che perde 17 punti percentuali rispetto al 2017 arrivando a rappresentare il 62% del valore dell’export, e una crescita di importanza di Savona, in aumento di quasi l’11% con un contributo del 23% nel 2018.

Il settore di macchinari e apparati

Primo settore in termini di rilevanza delle esportazioni con la Cina, il settore di macchinari e apparati contribuisce al 33% dei ricavi nel settore manifatturiero generati dalle vendite nel Paese asiatico. Tale valore raggiunge quasi gli 81 milioni nel 2018, in calo del 61,5% rispetto all’anno precedente quando l’export in tale industria aveva segnato un +147% rispetto al 2016. La Liguria, in termini generali, risulta essere la quinta Regione italiana per produzione di macchinari, con 625 imprese rispetto a un totale di 37.000 a livello nazionale. Nel 2012 il 49,7% del fatturato di tale industria era generato all’estero, riflettendo una forte vocazione internazionale del settore. Il 43% di queste 625 aziende, in particolare, è costituito da piccole e medie imprese a forte vocazione artigiana, caratteristica tipica del manifatturiero italiano in diversi settori.

Il settore chimico

L’industria chimica ricopre la seconda posizione, in ordine di rilevanza, tra i settori strategici sia per le esportazioni liguri verso la Cina che, più in generale, a livello globale. All’interno del panorama regionale, le principali industrie chimiche si collocano intorno alle città portuali di Genova, Savona, La spezia e rispettive provincie. Per quanto riguarda gli scambi con la Cina, il chimico ha raggiunto nel 2018 un valore pari a 65 milioni, in calo del 22,2% rispetto all’anno precedente. Le esportazioni in tale settore, infatti, hanno registrato un forte moto di crescita nell’ultimo quinquennio fino al 2017, anno in cui le esportazioni liguri con il paese asiatico hanno raggiunto un picco, prima di subire una contrazione nel 2018.

 

Il settore farmaceutico

Terza industria per importanza dei commerci con la Cina, il farmaceutico è l’unico settore a presentare forti segni di crescita nel 2018, sia verso la Cina, dove registra un più 302%, che in termini generali, con un +179% delle esportazioni a livello globale. Gli scambi nel settore farmaceutico tra Liguria e Cina presentano una forte irregolarità: un primo periodo di crescita si è concluso nel 2015, seguito da 2 anni di depressione e infine una forte ripresa nel 2018, in concomitanza con un forte aumento delle esportazioni nel settore a livello nazionale, registrando in quell’anno il massimo valore di scambio. L’industria farmaceutica sta ricoprendo un ruolo sempre più rilevante negli scambi tra la Cina e diverse regioni italiane, segno di un forte interesse da parte del Paese asiatico verso i prodotti farmaceutici italiani.

Relazioni Liguria – Cina, accordi ed opportunità

I rapporti commerciali tra Cina e Liguria hanno visto una forte intensificazione durante il 2018 e il 2019 in seguito alla manifestazione, da parte cinese, di un forte interesse verso i porti della Regione, da collocarsi all’interno del ben più ampio progetto della Via della Seta marittima. Proprio a tema porti si sono svolte le principali attività a sostegno del rapporto economico e istituzionale tra i due territori, che hanno visto delegazioni cinesi in Liguria e missioni liguri visitare il Paese asiatico.

In particolare, a marzo 2019 una delegazione proveniente dal porto cinese di Qingdao, guidata dal presidente Li Fengli, ha visitato il porto di Genova e di Savona/Vado Ligure, per visionare lo stato dei lavori di un investimento cinese in loco. Nel giugno 2019, inoltre, una delegazione cinese della CCCC, China Communications Construction Company, il primo grande gruppo cinese di proprietà statale nel settore delle costruzioni e produzione di gru, ha invece visitato il porto di Genova, per valutare ulteriori possibilità di investimento cinese in zona. Tale consultazione ha fatto seguito ad una visita del presidente dell’Autorità del Sistema Portuale del Mar Ligure a Shanghai in primavera.

Di recente, inoltre, una delegazione del porto di Genova costituita da rappresentanti delle istituzioni, associazioni di categoria e aziende private ha visitato Shenzhen e Guangzhou, nella regione cinese del Guangdong, strategicamente collocata nei pressi di Hong Kong, in modo da presentarsi agli operatori logistici della Great Bay Area cinese, una delle aree ora più industrializzate del paese.

Rimane inoltre da menzionare come, dal punto di vista degli scambi tra i due territori, gli accordi stretti tra Italia e Cina nel 2019, in merito alla Belt and Road Initiative e al Memorandum of Understanding, offrano forti possibilità di consolidamento del legame Liguria-Cina.

9- Lombardia

Situata nel cuore dell’Europa economicamente più avanzata, la Lombardia riveste un ruolo di spicco per l’economia italiana, grazie alla sua posizione strategica di ponte tra il Mediterraneo e il centro Europa e di crocevia tra Est e Ovest. Con oltre dieci milioni di abitanti estesi su dodici province, la Lombardia è la Regione più popolata d’Italia e la quarta per estensione. La Lombardia contribuisce ad un quinto del prodotto interno lordo nazionale e ha registrato nel 2018 un PIL pro capite pari a 36.600 euro, di quasi il 20% superiore alla media UE21. Milano è l’indiscusso cuore economico e finanziario della sua Regione e d’Italia; la sua area metropolitana conta oltre 8 milioni di abitanti e risulta così la più popolosa d’Italia e quarta nell’Unione Europea. La Lombardia è inoltre considerata l’estremità meridionale della Banana Blu, l’area più urbanizzata d’Europa, e insieme al Baden Wurttemberg, Rodano Alpi e Catalogna uno dei quattro motori economici d’Europa, mentre Milano è considerata una delle sei capitali economiche europee. Caratteristica dell’economia lombarda è la varietà di settori in cui si è sviluppata, che includono attività tradizionali quali agricoltura e allevamento, l’industria leggera e pesante e uno spiccato sviluppo finanziario che ha caratterizzato il terziario negli ultimi decenni.

L’export regionale verso laCina

Il sistema produttivo lombardo è uno dei più sviluppati in Italia e in Europa, con più di 800.000 imprese attive nei settori meccanico, elettronico, metallurgico, tessile, chimico e petrolchimico, farmaceutico, editoriale, calzaturiero e del mobile. Nel 2018 il fatturato estero lombardo è stato superiore ai 127 miliardi di euro, in crescita del 5,2% rispetto al 2017, circa un terzo del PIL regionale. La Lombardia si è così posizionata prima tra le Regioni italiane in termini di valore delle esportazioni, seguita dall’Emilia Romagna che ha registrato circa metà del fatturato lombardo sullo stesso periodo. Nel 2018 l’export lombardo ha pesato per il 27,4% su quello nazionale e Milano si è confermata prima provincia in Italia per valore delle esportazioni con oltre 43,7 miliardi, in crescita del 6% rispetto all’anno precedente. La Lombardia, inoltre, è la Regione con il maggior numero di aziende estere a partecipazione italiana, circa 9800, ossia il 33% del totale nazionale.

In termini di destinazioni, il 67% dei prodotti dell’export lombardo sono venduti in Europa – Germania, Francia e Spagna in testa – e per il 17% in Asia. La Cina risulta essere il primo mercato asiatico di destinazione, con quasi 4,5 miliardi di prodotti venduti nel 2018 (escludendo gli 1,8 miliardi fatturati ad Hong Kong), in aumento del 12% rispetto al 2017. La Cina si conferma così la settima destinazione dei prodotti lombardi, contabilizzando il 3,5% delle vendite a livello globale di prodotti regionali e il 20% degli scambi con l’Asia.

Industria Metalmeccanica

Il settore della metalmeccanica italiano si classifica secondo in Europa, preceduto solo da quello tedesco. Questo comparto è altamente strategico in Lombardia: con più di 40 mila imprese all’attivo, nel 2018 il settore ha continuato a crescere sia in termini di output che di esportazioni. Quale mercato di sbocco, la Cina negli ultimi anni è diventato il secondo attore extra-UE più importante per la Lombardia, diventando la quarta potenza economica interessata ai prodotti italiani del settore dopo la Germania, gli Stati Uniti e la Francia. Il valore delle esportazioni regionali nel comparto metalmeccanico ha superato, a fine 2018, un miliardo di euro, segnando un importante +20% e mostrando un’intensa ripresa negli ultimi tre anni di interscambio.

Industria Tessile

Il settore tessile italiano, in particolare nell’ambito abbigliamento e della moda, rappresenta un punto di riferimento per il Made in Italy nel mondo: Milano è riconosciuta come una delle quattro capitali della moda a livello globale, insieme a Parigi, Londra e New York. La Lombardia è la prima Regione per numero d’industrie tessili, se ne contano 3.912 con un totale di 46mila addetti, e la produzione del settore pesa per il 7,9% sul totale delle attività manifatturiere regionali. I rappresentanti del settore della moda italiana sono già presenti sui mercati asiatici, e cinesi in particolare, da diversi anni; i player del settore sono però oggi chiamati a rivalutare le proprie strategie di mercato per sfruttare le potenzialità che il Paese asiatico può offrire: la Cina, una volta produttore dei capi, risulta oggi infatti il più grande cliente finale delle merci dei brand occidentali. A vantaggio delle esportazioni viene il contributo del governo cinese sul fronte della tutela dei diritti di proprietà intellettuale e nella lotta alla contraffazione, fattore che oggi come in passato penalizza fortemente le esportazioni italiane.

Industria Chimica e Farmaceutica

Particolarmente significativa è la presenza d’importanti poli chimici nel Nord Italia. In Lombardia, in particolare, si concentra il 41% dell’occupazione territoriale del settore e, includendo anche il settore farmaceutico, la Regione si classifica quinta in Europa per numero di addetti e unità locali, la prima non tedesca. A livello nazionale il chimico lombardo è il settore con il più elevato indice di specializzazione, espresso come quota dell’occupazione nazionale, e il valore aggiunto per addetto risulta tra i più elevati e superiore di circa il 75% alla media manifatturiera, grazie all’intensità di capitale, innovazione e risorse umane altamente qualificate. Con riferimento alla

produzione farmaceutica, nel 2015 la Cina ha abolito l’obbligo del “doppio controllo” di prodotti importati di classe 1 e 2 e ha incentivato la liberalizzazione dei prezzi rendendo più semplice per le società estere fare business nel Paese. Nel 2018, le esportazioni lombarde di prodotti chimici e farmaceutici verso la Cina combinati hanno totalizzato 724 milioni, registrando una crescita di 246 milioni rispetto al 2017, pari al 51,5%.

Altri Settori di Rilevanza

Giovanni Lovisetti, dalla sede di Milano di Dezan Shira & Associates, aggiunge che il territorio Lombardo difficilmente incontra rivali anche nel campo dell’innovazione, specialmente nei settori di cui è leader globale. Nell’aprile 2018 è stato inaugurato a Milano un nuovo Innovation Hub che porrà la sua attenzione su design e moda. Nato dalla collaborazione tra i rispettivi incubatori del Politecnico di Milano e della Tsinghua University, l’accordo ha lo scopo di promuovere la collaborazione e la comunicazione tra i due Paesi, non solo nell’educazione, ma anche nella ricerca scientifica. Il territorio risalta anche nell’istruzione e nella formazione di professionisti: le università milanesi scalano, anno dopo anno, le classifiche internazionali e attirano sempre più studenti per studi in ingegneria, architettura, design, economia e management. In conclusione, merita di essere nominata l’industria dell’arredo-design; le imprese Lombarde del settore sono in constante crescita grazie agli acquisti dei consumatori cinesi che cercano prodotti di alta gamma ed eleganza. Secondo le analisi del Centro Studi FederlegnoArredo, il mercato di sbocco cinese di prodotti d’arredo e design italiani sta registrando l’incremento annuo più consistente, sottolineando notevoli opportunità per le imprese lombarde.

Relazioni Lombardia – Cina, accordi e opportunità

L’attenzione all’internazionalizzazione delle imprese lombarde è una prerogativa del governo regionale, testimoniata da un piano presentato nel 2018 che prevede lo stanziamento di oltre 40 milioni per accompagnare le piccole e medie imprese lombarde nei mercati extra UE attraverso missioni economiche e istituzionali all’estero e la formazione delle figure di Export Manager. Parte di tale programma è stata una missione a Shanghai, tenutasi nell’ottobre 2018, per rafforzare la proiezione internazionale del sistema economico lombardo e la competitività delle imprese in un mercato strategico quale quello cinese in diversi settori dalla meccanica ai mezzi di trasporto, cosmetica e lusso. Nel 2018, inoltre, Assolombarda e l’Ambasciata d’Italia a Pechino hanno inaugurato un “desk virtuale” che permette alle aziende di accorciare le distanze tra i due Paesi.

La Missione in Cina del presidente Fontana nel novembre 2019 testimonia l’importanza per l’economia regionale degli accordi con il Paese asiatico: la visita alla provincia dello Shandong, una delle aree più industrializzate del Paese che produce il 9% del PIL nazionale, si pone  l’obiettivo di incoraggiare la collaborazione nei settori economico, tecnologico, della cultura del turismo e della formazione.

Milano e Shanghai sono gemellate dal 1979 e hanno celebrato nel settembre 2019 quarant’anni di cooperazione e relazioni economiche mediante un forum organizzato a Palazzo Marino, sede del consiglio comunale di Milano, a tema Investment & Business in Shanghai, che ha visto in Lombardia una delegazione proveniente dal più importante distretto economico di Shanghai, il Jing’An District, che conta oggi oltre 6.000 aziende straniere che contribuiscono a più del 50% del fatturato dell’interno distretto.

Da non dimenticare, inoltre, i nuovi incontri tra istituzioni lombarde e cinesi promossi dal progetto della Nuova Via della Seta, avuti luogo nella sede della Regione e incentrati sui temi dell’import-export e dell’innovazione tecnologica, quale la nuova tecnologia 5G.

10 – Marche

Le Marche sono una regione al plurale per ragioni storiche e, si puo’ dire, anche per la vastità di paesaggi che caratterizza questo territorio che si estende tra il versante adriatico dell’Appennino umbro-marchigiano e la costa orientale della Penisola, rendendo la Regione una bellezza naturale a 360 gradi. Con un territorio che si presenta prevalentemente montuoso e collinare, le Marche risultano essere la quindicesima regione per estensione e tredicesima per numero di abitanti, con una popolazione di poco superiore al milione e mezzo. L’abbondanza di beni culturali e la semplice ma diversificata enogastronomia sono solo alcune delle caratteristiche che rendono la regione Marche unica. I marchigiani sono conosciuti per la loro laboriosità e intraprendenza imprenditoriale e l’economia regionale si caratterizza di una fiorente e specializzata piccola- media industria in grado di combinare tradizione ed innovazione: non sono presenti nella Regione grossi insediamenti industriali, ma esiste una rete di piccole e medie imprese che rende solida e vivace l’economia regionale.

L’export regionale verso laCina

Hanno un valore di circa 11,7 miliardi di euro le merci “Made in Marche” esportate a livello globale nel 2018, in lieve calo dell’1% rispetto all’anno precedente. Il Territorio fatica a conquistare mercato rispetto alle altre regioni italiane, restando stabile ad una percentuale del 2,5% del totale nazionale e classificandosi ottava in graduatoria. A livello provinciale, il maggior contributo è rappresentato dalle province di Ancona, con più di 3,9 miliardi, e, a breve distanza l’una dall’altra, Pesaro Urbino e Ascoli Piceno, rispettivamente con 2,6 e 2,3 miliardi. Il 12,3% del fatturato estero marchigiano proviene dai mercati asiatici. La Cina, primo Paese nel Far East in termini di interscambio con le Marche, rappresenta il 20% di tale valore. Il fatturato marchigiano in Cina ha infatti raggiunto i 290 milioni di euro nel 2018, ammontare rimasto costante rispetto al 2017, anno in cui la Regione ha registrato una crescita del +23%.

Settore legno e mobile

Nota è l’importanza del settore del mobile e della lavorazione del legno per il patrimonio italiano: secondo i dati ricavati da Federlegno, l’industria occupa più di 300 mila lavoratori ed è una delle poche a registrare un continuo saldo commerciale positivo con la maggior parte dei Paesi partner. Il processo di internazionalizzazione dell’industria dell’arredo-design nostrano sta compiendo passi da giganti ed un ruolo estremamente importante in tale processo lo gioca la regione Marche. Famoso è il polo italiano del mobile di Pesaro Urbino, specializzato nella realizzazione di mobili in legno per la casa e per l’ufficio, che nella formazione di talenti e nell’innovazione del processo produttivo. Sebbene la bilancia commerciale risulti ancora in deficit con la Cina, le potenzialità di tale mercato restano elevate e nel 2018 la regione si è classificata sesta a livello nazionale in termini di esportazioni nel settore legno e mobili con la Cina. Il valore di tale interscambio ha registrato nel 2018 un aumento del 29%, sebbene le Marche abbiano perso una posizione nella classifica nazionale rispetto all’anno precedente, dato l’aumento del 75% registrato dalla Toscana. La Cina risulta così essere la dodicesima destinazione per i mobili marchigiani a livello mondiale, seconda in Asia dopo la Turchia. Le 2500 imprese marchigiane operanti nel settore hanno molto più di una semplice opportunità. Strategie di prodotto, di servizi postvendita, di una comunicazione efficace o la stipula di accordi con partner cinese sono fondamentali per il posizionamento del mobile “Made in Marche” nel mercato cinese.

Settore calzature e pelleterie

Sono più di 3700 le imprese marchigiane presenti nell’industria delle calzature e della pelletteria secondo i dati della Regione Marche e di Infocamere, di cui il 70% è costituito da imprese artigiane. Il valore delle esportazioni del settore a livello globale è stato superiore agli 1,7 miliardi nel 2018, in lieve calo del 5% rispetto all’anno precedente. In controtendenza invece le esportazioni verso la Cina che hanno raggiunto quota 70,6 milioni di euro, con un +2,5% nel 2018 e del 15% nel 2017. A dimostrazione del prolungato aumento di interesse da parte della classe media cinese, la domanda di beni di lusso nel 2017 è cresciuta del +20% e le vendite al dettaglio mostrano incrementi ben superiori a quelli europei o americani. La Repubblica Popolare Cinese nello stesso anno, per sostenere la domanda interna, ha necessitato l’importazione di più di 700 mila tonnellate di prodotti di pellame semilavorato che insieme alle importazioni di prodotti finiti, quali calzature di qualità e borse in pelle, ha raggiunto un valore di quasi 10 miliardi di dollari, un aumento superiore del 10%.

Nel settembre del 2019, a Shanghai, si è inoltre tenuta una delle più grandi fiere del cuoio a livello internazionale, la “All China Leather Exhibition”, un’ottima opportunità per le imprese italiane di far conoscere il proprio prodotto nell’enorme mercato cinese.

Settore dei Computer, apparecchi elettronici e ottici

La forte crescita del settore dei computer, apparecchi elettronici e ottici nel 2018 si pone a conferma del forte livello d’innovazione e crescita tecnologica che l’economia della Regione Marche sta vivendo negli ultimi anni. Le esportazioni del settore a livello globale nel 2018 hanno superato i 282 milioni, 11,7% di cui sono stati fatturati in Cina. Nella Repubblica Popolare Cinese la vendita dei prodotti marchigiani di questo cluster è crescita del 110% nel 2018, rendendola così la seconda destinazione di computer, apparecchi elettronici e ottici marchigiani al mondo, preceduta solo dalla Germania. A livello nazionale, le Marche si sono classificate come la quinta Regione italiana per vendite estere nel settore, preceduta da Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto, recuperando ben due posizioni rispetto al 2017 e superando Toscana e Lazio. All’interno del settore, per quanto riguarda il 2018, il compartimento che ha generato la maggior crescita è stato quello degli strumenti e apparecchi di misurazione, prova e navigazione insieme agli orologi, avendo complessivamente registrato un valore di oltre 26,2 milioni, in crescita del 166% rispetto al 2017, e quello dei prodotti di elettronica di consumi audio e video, in aumento del 21%.

Relazioni Marche – Cina, accordi e opportunità

La regione Marche si dimostra dinamica anche nella stipula di accordi commerciali con le varie provincie cinesi. La visita di delegazioni tra i due territori si è intensificata negli ultimi anni e ha portato alla sigla di accordi volti alla promozione reciproca in termini di commercio, ricerca e turismo. Tra gli altri, dal 2013 la Regione ha stretto un partenariato con lo Hunan, una delle provincie più industrializzate della Cina centrale con oltre 70 milioni di abitanti e, grazie a tale accordo e alla collaborazione delle rispettive camere di commercio, è stata creata una piattaforma logistica digitale per aiutare le imprese marchigiane a promuovere il proprio prodotto sul territorio cinese. A Changsha, capitale della regione dell’Hunan, nel 2018 è stato inaugurato il primo parco tematico italiano, l’HB Italian Town, dove si può trovare anche “Casa Marche”, un luogo di presentazione in cui le imprese marchigiane di diverse dimensioni possono sviluppare progetti di commercializzazione e far conoscere i propri prodotti. Nel 2016 la Regione ha portato avanti il suo impegno di internazionalizzazione firmando importanti accordi anche nella regione dello Shandong, che di abitanti ne conta quasi 100 milioni: le nuove collaborazioni vedono convolti molti settori del commercio marchigiano e rapporti B2B tra le aziende dei due territori. Le Marche, inoltre, potranno beneficiare delle agevolazioni e degli accordi strategici facenti riferimento alla Belt and Road Initiative e al Memorandum of Understanding firmato dal Governo italiano nel 2019 con l’obiettivo di intensificare le relazioni commerciali tra i due Paesi.

11 – Molise

Strategicamente considerato un ponte tra Italia settentrionale e meridionale, il Molise è la Regione a statuto ordinario più piccola e meno popolosa d’Italia, con 4,461 chilometri quadrati di estensione e meno di 310 mila abitanti. Si tratta inoltre della Regione più giovane, istituita solamente nel 1963 come distaccamento dalla regione Abruzzi e Molise. Il Molise presenta un territorio montuoso e collinare, compreso tra gli Appennini e l’Adriatico, con il 49% dei comuni che non supera i 1,000 abitanti: questa componente ha permesso la sopravvivenza di usi e tradizioni, di attività artigianali e mestieri, altrove scomparsi.

Il Molise è stato tra le regioni italiane più colpite dalla crisi economica del 2008, quando tra il 2007 e il 2014 ha registrato una diminuzione del valore aggiunto (VA) del 21%, e ancora oggi fatica a risollevarsi. Dopo un periodo di espansione fino agli anni 2000, il PIL pro capite molisano ha avuto una crescita molto contenuta fino al 2007 per poi perdere più dell’11% del quadriennio 2007 – 2011. La ripresa è stata tardiva e incerta ma un miglioramento del PIL pro capite si è avvertito a partire dal 2015, complice tuttavia anche un protratto calo della popolazione che non viene bilanciato dai flussi migratori. Il Rapporto Annuale di Banca d’Italia descrive l’economia molisana nel 2018 come in lieve ripresa rispetto all’anno precedente, in particolare in relazione al settore industriale, trainato soprattutto dall’export. Note positive giungono anche dal terziario, dove il turismo ha ricominciato a crescere, con un aumento del 7,5% delle presenze del 2018, caratterizzato dal buon andamento della stagione estiva e il rilancio del turismo montano.

L’export regionale verso laCina

È l’export la vera fonte di ripresa dell’economia molisana: nel 2018, con un aumento nelle esportazioni del 46%, la Regione si è portata in testa a livello nazionale per aumento percentuale rispetto al 2017. L’apporto dell’export molisano rimane comunque limitato considerando il panorama statale, con circa 585 milioni contro i quasi 463 miliardi di merci italiane vendute all’estero.

Il Molise esporta il 55% dei propri prodotti verso l’Europa, il 29% verso Nord e Sud America e il 13% verso l’Asia. Nello specifico, le principali destinazioni dei prodotti molisani sono Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi e Cina. Nel 2018 la crescita in termini di export è stata del 177% verso i continenti americani e del 101% verso l’Asia, segno di una forte espansione extra europea. Per quanto riguarda la Cina, in particolare, le esportazioni molisane verso il paese asiatico hanno avuto un prepotente aumento a partire dal 2015, crescendo di più del 300% nel 2018. Tale tendenza positiva è continuata anche nel primo semestre del 2019, con un focus però molto maggiore sui mercati europei rispetto a quelli asiatici.

Tale sviluppo ha riguardato principalmente i settori automotive, chimico e alimentare, che hanno recuperato in parte o del tutto i livelli precrisi. L’industria tessile ricopriva invece un ruolo fondamentale nell’export molisano, ma è scomparsa dai mercati esteri in seguito alla crisi del 2008.

Il settore automotive

Il settore automotive ha ricoperto nel 2018 un ruolo chiave nelle esportazioni, assorbendo il 37% del totale regionale e raggiungendo il valore record di 216 milioni. Questo settore è stato trainato in particolare dalle esportazioni di componenti e motori per autoveicoli, i cui principali mercati di destinazione sono stati Asia e Nord America. Con particolare attenzione al mercato cinese, le esportazioni automotive sono aumentate da 5,7 milioni nel 2017 a 41,3 nel 2018, registrando un incremento del 625%, il che ha contribuito a posizionare la Cina, nel 2018, al quarto posto tra le destinazioni dell’export regionale.

Il settore chimico

Secondo settore per rilevanza nelle esportazioni, l’industria chimica nel 2018 ha rappresentato circa il 25% dell’export regionale con un valore di 147 milioni. Le esportazioni di sostanze e prodotti chimici hanno sostenuto il trend di crescita dell’export molisano, registrando un aumento a livello di esportazioni globali del 2,5% nel 2018. Per quanto riguarda il mercato cinese, ancora una volta ci si imbatte in una crescita prodigio che sta contribuendo a risollevare il Molise dalla prolungata crisi.

Le esportazioni molisane di sostanze e prodotti chimici nel Paese asiatico sono cresciute del 676% nel 2017 e del 48% nel 2018, raggiungendo un valore finale di 4,3 milioni.

Il settore agroalimentare

Grazie alla lunga tradizione e alla vastità dei prodotti, Il settore alimentare ha sempre ricoperto un ruolo di rilievo per l’economia molisana legato ai suoi pastifici, zuccherifici e caseifici. Il settore agroalimentare rappresenta il 17% del totale delle esportazioni molisane, in crescita del 10% rispetto all’anno precedente, avendo raggiunto nel 2018 un totale di 98 milioni.

Le esportazioni con la Cina, seppur limitate, sono in aumento nel 2018, confermando il trend positivo che caratterizza l’economica regionale, e registrano nel 2018 un valore di 713 mila euro. Questa crescita si è attestata infatti al 59% nel 2017 ed al 15% nel 2018.

Relazioni Molise – Cina, accordi ed opportunità

L’espansione internazionale del Molise ha avuto un notevole ruolo nel limitare gli effetti della crisi che ha colpito la Regione. In tale scenario la Cina ha rappresentato, soprattutto negli ultimi due anni, un mercato strategico dove esportare i beni dall’industria molisana.

Gli scambi tra il Molise e la Cina, in particolare, hanno avuto una forte crescita grazie ai numerosi accordi susseguitisi nell’ultimo decennio tra la Regione e determinate aree industrializzate del Paese asiatico, che hanno sostenuto l’obiettivo di abbattere barriere economiche, politiche e culturali tra i due territori. Per il Molise, aprirsi agli accordi con la Cina non rappresenta solo un’importante occasione di sviluppo commerciale, ma, come sostenuto dall’assessorato alle politiche agricole molisane, un motivo di orgoglio data l’importanza della controparte, oltre che la possibilità di scoprire un territorio totalmente inesplorato. Tra le diverse collaborazioni siglate, nel 2015 una delegazione cinese dalla provincia dello Shanxi ha visitato il Molise per firmare accordi relativi ad una cooperazione nel settore agricolo al fine di costruire nuove opportunità di crescita; nel 2016, invece, una rappresentanza dall’Hubei, provincia cinese con 60 milioni di abitanti con una chiara vocazione industriale, ha raggiunto il Molise per siglare un protocollo di amicizia tra i due territori con l’obiettivo di consolidare e sostenere tale rapporto. Nel 2018 è invece stata una delegazione proveniente da Puglia e Molise a visitare la Huai’an Economic Development Zone in Cina, mentre nel novembre 2019 un comitato inviato da uno dei maggiori gruppi imprenditoriali cinesi ha visitato la Regione manifestando l’interesse di investire.

Obiettivo di tali accordi è favorire gli scambi commerciali, agevolare gli investimenti cinesi nelle infrastrutture molisane e creare nuove opportunità lavorative per risollevare l’economia regionale. Ciò che questi incontri testimoniano è l’importanza di un continuo rafforzamento del dialogo tra gli enti territoriali dei due Paesi, sostenuto anche dall’apertura di canali di collaborazione tra istituti universitari e centri di ricerca.

12 – Piemonte

Il Piemonte è la regione più occidentale d’Italia, seconda per superficie e settima per popolazione. Il territorio regionale si estende tra le Alpi occidentali e le colline delle Langhe e del Monferrato, alternando una straordinaria varietà di paesaggi tra specchi d’acqua, risaie e pioppeti. Tra i tanti volti della Regione vi è Torino – ex capitale del Paese ma ancora capitale dell’automobile – con la sua storia e il suo patrimonio artistico, insieme a città artistiche quali Novara e Asti e centri storici minori tra cui Cherasco e Alba.

Il Piemonte ha vissuto una precoce industrializzazione rispetto al resto del Paese; il settore secondario vede oggi impiegata quasi la metà della popolazione regionale e le imprese piemontesi competono sul mercato internazionale grazie ad innovazione e avanguardia. Tra le molte industrie presenti risulta essere particolarmente sviluppata quella automobilistica, accompagnata dall’industria chimica, dell’abbigliamento e il tessile; forte è anche il settore alimentare: il Piemonte è la prima Regione italiana per la produzione di cioccolato. L’economia piemontese, nello specifico, ha vissuto una fase di modesta ripresa in seguito alla crisi del 2008, attenuatasi però ulteriormente nell’ultimo biennio a causa del rallentamento del settore automotive.

L’export regionale verso laCina

Il Piemonte si conferma nel 2018 la quarta regione per esportazioni con una quota del 10.4% sul totale nazionale, preceduta da Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, mentre Torino si ritrova seconda provincia esportatrice, anticipata da Milano e seguita di Vicenza, nonostante un calo del 12.5% rispetto l’anno precedente dovuto alla battuta d’arresto del settore dei mezzi di trasporto, in particolare del settore dell’autoveicolo. La Cina ricerca principalmente tecnologia e innovazione dalla Regione e i settori considerati strategici sono difatti quelli dell’automobilistico, dell’aerospaziale e delle bioscienze. Rimangono di notevole importanza anche il settore meccatronico, seguito da quello tessile. A tutto ciò si vanno ad aggiungere le industrie della moda e della gioielleria, del Cleantech, del design, industrie creative e dell’agroalimentare.

Nel 2018 il valore delle esportazioni piemontesi si è attestato a 48.2 miliardi di euro, registrando una sostanziale stabilità rispetto all’anno 2017; tuttavia, la performance è apparsa meno brillante rispetto a quella delle altre principali regioni esportatrici, con un aumento dell’export di solo

+0,4% rispetto al 2017. Per quanto riguarda i mercati di sbocco, l’export regionale verso i Paesi dell’Ue-28 ha sicuramente attratto una quota maggiore rispetto ai paesi Extra Ue-28 – ovvero rispettivamente 59,4% e 40,6%. Di questo 40,6%, la Cina rappresenta il terzo paese Extra Ue- 28 con la quale il Piemonte mantiene scambi commerciali.

Il settore automobilistico

Il settore principale è sicuramente quello automobilistico. Il Piemonte e il capoluogo Torino, città natale della Fiat – ora FCA Group – rappresentano il cuore pulsante dell’industria automotive italiana e della tecnologia europea per l’auto e la mobilità. Il Piemonte è, infatti, la prima regione italiana per numero d’imprese attive nel comparto della componentistica automotive e rappresenta uno tra i maggiori cluster del settore a livello mondiale. La filiera produttiva regionale è completa e offre un know-how unico che parte dal concept fino alla sua consegna: in Piemonte troviamo il 36% delle imprese italiane di componentistica e il 55% delle imprese italiane di engineering e design. Tra i mercati di destinazione Extra Ue-28 troviamo la Cina al terzo posto.

Con riferimenti ai rapporti commerciali tra il Piemonte e la Cina, è fondamentale citare l’azienda italiana che si è fatta un caposaldo di tale interazione. Oggi la Fiat (FCA) è l’ottavo gruppo automobilistico al mondo per numero di veicoli prodotti e ha una presenza ormai consolidata in quasi tutti i continenti. Presente in Cina sin dal 1986, attualmente attraverso la joint-venture GAC Fiat Automobiles Co. Ltd con la cinese GAC Group, dove ha investito 559 milioni di US$.

Nonostante sia stata registrata una flessione delle vendite rispetto all’anno precedente (-52,3%), effetto della guerra dei dazi USA e fine degli incentivi sulle vetture più piccole in Cina, la quota del settore automobilistico rappresenta comunque più di un terzo delle esportazioni complessive verso la Cina (30,5%). Oltre ciò, le vendite di auto elettriche in Cina nel 2018 sono invece aumentate del 62% – in linea con le loro politiche ambientali vigenti. È quindi possibile nutrire una grande speranza nell’elettrico e sfruttarne le opportunità.

Il settore meccatronico

Il Piemonte è storicamente la culla della tradizione manifatturiera italiana ed è attualmente un hub per la produzione di sistemi avanzati. La meccatronica italiana è cresciuta fino al 2017 con numeri e risultati da boom economico, frutto del Piano Industria 4.0 messo in campo negli ultimi anni. Nel 2018 purtroppo, l’andamento delle esportazioni del settore meccatronico ha subito un calo del 9,5%. Ciononostante, il settore rappresenta la seconda fetta più grande delle esportazioni verso la Cina, ovvero il 29,5% del complessivo regionale. Il Piemonte risulta inoltre tra le regioni che ha il più alto vantaggio comparato nell’export meccatronico, in altre parole la maggiore specializzazione dell’export in meccatronica. Il territorio ospita, infatti, circa 1.700 PMI e circa 80 imprese che vantano know-how unico e prodotti hi-tech.

Il settore agroalimentare

Non si può nominare il Piemonte senza citare la sua straordinaria tradizione enogastronomica, uno dei simboli dell’eccellenza italiana. Il Piemonte è caratterizzato da un’offerta unica che comprende un’ampia proposta di specialità: vini e alcolici, formaggi, salumi, riso, pasta, frutta, dolci, cioccolato e il tartufo bianco. In Piemonte si contano 17 vini DOCG, 42 vini DOC, 14 prodotti DOP, 9 prodotti IGP, 338 prodotti PAT e 35 Presidi Slow Food su un totale di 278 in Italia.

Le esportazioni di prodotti agroalimentari del Made in Italy in Cina hanno raggiunto nel 2018 il valore di 420 milioni di euro, un valore più che triplicato negli ultimi dieci anni con l’apertura del gigante asiatico all’Occidente. La maggior parte delle esportazioni dell’agroalimentare avviene da parte dell’Italia Nord-occidentale e il Piemonte è una delle regioni, insieme alla Lombardia, a contribuire maggiormente, con una partecipazione del 14% sul totale nazionale.

Purtroppo, a frenare gli interscambi con la Cina sono le barriere tecniche ancora presenti per le produzioni nazionali; ad esempio, per quanto riguarda la frutta fresca, l’Italia può esportare di fatto in Cina solo kiwi, di cui il Piemonte è forte produttore, e agrumi, reso possibile solo recentemente dall’integrazione all’accordo sull’export Italia – Cina cui ha lavorato il ministero dello Sviluppo Economico. L’agroalimentare italiano, in generale, presenta una gamma di prodotti che non ha eguali nel mondo e gli interscambi con un mercato come la Cina sono sicuramente da intensificare.

Relazione Piemonte – Cina, accordi e opportunità

L’apertura verso i mercati esteri e la conseguente internazionalizzazione delle imprese locali costituisce uno dei principali interessi del Piemonte: la Regione opera per sostenere questa crescita economica anche attraverso le strategie e gli strumenti collegati all’utilizzo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, quale attraverso i progetti integrati di filiera, voucher per spese di promozione in occasione di fiere all’estero e supporto alle spese e agli investimenti mediante l’erogazione di credito a tasso agevolato. Al fine di promuovere l’export piemontese in Cina e rilanciare le aziende in crisi, nel novembre 2019 una delegazione proveniente dalla Provincia cinese del Liaoning, una delle più importanti regioni industriai della Cina, è stata ricevuta in Consiglio regionale con l’obiettivo di promuovere il territorio e favorire la conoscenza dei prodotti piemontesi in Asia. La Cina è un mercato appetibile per il Piemonte anche dal punto di vista turistico; nel 2018, infatti, la Camera di commercio di Torino in collaborazione con l’ANGI – Associazione Nuova Generazione Italo-cinese – ha organizzato giornate formative per rafforzarne i rapporti. In ultima analisi, la volontà da parte di Italia e Cina al rafforzamento degli interscambi e degli investimenti è stata ulteriormente consolidata dalla siglatura del Memorandum of Understanding (MoU) Italia – Cina, tale memorandum si auspica porterà a un incremento dei flussi commerciali e nuove opportunità per la Regione.

13 – Puglia

La Puglia è il tacco dello stivale, la Regione più orientale della Penisola. Estesa dal Gargano a Santa Maria di Leuca, è settima per estensione tra le Regioni e ottava per popolazione, con Bari capoluogo e le sue sei province di Foggia, Barletta-Andria-Trani, Taranto, Brindisi e Lecce. Conosciuta anche come “Le Puglie”, si tratta di una Regione con radicate tradizioni tra storia, gusto e ospitalità.

È proprio l’economia pugliese quella che negli ultimi anni ha registrato l’andamento migliore tra le regioni meridionali italiane e lo deve alla sua solida base imprenditoriale che nel periodo post-crisi si è confermata essere a favore di un forte sviluppo tecnologico. Il territorio pugliese è riuscito a sviluppare le proprie attività produttive tradizionali con innovazione e tecnologia. Grazie a diverse politiche ed incentivi, quali la Strategia di Specializzazione Intelligente o la SmartPuglia2020, la Regione ha continuato a sostenere apprezzabili livelli di specializzazione in numerosi comparti industriali.

L’export regionale verso laCina

Secondo la Banca d’Italia, nel 2018 la crescita pugliese ha avuto un andamento contenuto e continuo, con aumenti dei fatturati e dell’occupazione. Settori come l’agroalimentare, il siderurgico e il turismo hanno avuto il maggior contributo, ma i dati dell’interscambio con la Cina differiscono dal trend globale. Al terzo trimestre 2018 gli scambi pugliesi con la Cina valgono più di mezzo miliardo con un aumento dell’export del +5.9% e una diminuzione dell’import del

-3.6%. Tuttavia, anche se i numeri mostrano un andamento positivo e la Cina punti ad essere il primo mercato mondiale, l’interscambio Cina-Puglia resta ancora marginale paragonato al totale del fatturato regionale.

Industria agroalimentare

È l’agroalimentare made in Puglia che spicca tra i settori con le più rosee opportunità di crescita nel mercato cinese. Come si può notare dal grafico sottostante, il territorio pugliese, nel 2018 si assicura il primato, tra le regioni del Mezzogiorno, come il maggior incremento delle esportazioni verso la Cina segnando, a trimestre ancora in corso, un interessante +20%. Occorre segnalare come dal 2014 ad oggi il settore sia in costante crescita.

Nonostante i dati rassicuranti, l’industria agroalimentare italiana e pugliese ha ancora strada da fare nel mercato cinese. Il vino, prodotto di pregio della Regione con realtà come il Primitivo di Manduria o il Negroamaro, in Cina è ancora poco associato a prodotti italiani ed è faticoso per i produttori pugliesi riuscire a conquistare un mercato ancora complicato. Tuttavia, il potere di acquisto cinese è in continuo aumento e sempre più cinesi iniziano ad apprezzare e conoscere il prodotto di qualità italiano. Per quanto riguarda l’alimentare, la situazione migliora leggermente, specialmente in merito ad alimenti come la pasta, dove la regione Puglia non manca di importanti e noti marchi. I dati recenti suggeriscono che le imprese pugliesi operanti in questo settore hanno bisogno di intensificare le loro conoscenze in strategie commerciali e le leggi relative alla commercializzazione dei loro prodotti in Cina facendo più attenzione al branding e a consorziarsi con altri settori dell’alimentare.

Industria farmaceutica

Secondo le analisi di Farmindustria, nel 2018 la regione Puglia si classifica sesta in Italia per esportazioni di prodotti farmaceutici sia globalmente che con la Cina; nel Sud Italia è solo dietro alla regione Campania. La stessa Farmindustria sottolinea come la Puglia faccia parte attiva di un contesto di eccellenze come quello del Mezzogiorno farmaceutico che negli ultimi dieci anni ha raddoppiato le sue vendite internazionali. Con nove impianti, il territorio ospita più di un terzo di tutta la produzione farmaceutica del Sud Italia, ed occupa più di tre mila esperti. L’interscambio farmaceutico con la Cina ha segnato un +3% nell’ultimo anno, superando quota 32 milioni di euro. In qualità di secondo mercato farmaceutico al mondo nel 2017, per un valore di circa 100 miliardi di euro, la Cina è un’opportunità da non farsi sfuggire, specialmente dopo le ultime scelte del governo di Pechino di riformare l’industria e accelerare le approvazioni di nuovi farmaci e prodotti del medicale, anche e soprattutto stranieri. La Cina è intenzionata ad incoraggiare investitori nell’intraprendere nuovi studi in Cina, rendendo il mercato cinese più appetibile per le aziende farmaceutiche estere.

Settore metalmeccanico e altri settori di rilievo

Con più di quattro mila imprese, la meccanica oggi rappresenta più di un terzo dell’intera industria manifatturiera pugliese. L’export con la Cina nel 2018 ha raggiunto quota 103 milioni di euro, con un incremento del 9% dal già straordinario esito del 2017. Come si può notare dalla tabella sottostante, quattro delle cinque industrie relative alla fornitura di macchinari e all’attività metalmeccanica nel mercato cinese hanno registrato dati positivi ed interessanti. Resta comunque da sottolineare il fatto che l’interscambio cinese di tali industrie sia in deficit, ma segni di opportunità non mancano.

Molte imprese locali spiccano specialmente nel campo della meccatronica, che anno dopo anno riporta nuove esperienze di successo e di innovazione. Nell’industria non si può dimenticare il distretto regionale MEDIS, che fin dal 2005 ha come principale obbiettivo un rafforzamento tra il mondo imprenditoriale e della ricerca e sostiene il processo di internazionalizzazione del territorio.

Relazioni Puglia – Cina, accordi e opportunità

La Puglia è uno dei territori italiani più attivi nei rapporti commerciali con la Cina. Basti pensare al lontano 1986 quando il capoluogo di Bari firmò il gemellaggio con la città di Canton (Guangzhou) con l’intenzione di incrementare, già all’epoca, gli scambi bilaterali e lo sviluppo compatibile tra le due Regioni. Si pensi anche al 2010, anno in cui la Regione firmò una Lettera d’Intenti con lo scopo di sostenere lo sviluppo economico e la cooperazione tecnologica su ricerca e sviluppo nelle energie rinnovabili. La Puglia offre strumenti chiari, quali un portale online, alle aziende del territorio interessate all’internazionalizzazione semplificando i processi per un contatto diretto con regioni e territori in Cina. Non si devono dimenticare diversi incentivi offerti alle imprese nei settori più promettenti per l’interscambio come quello del turismo o dell’agroalimentare.

Nel novembre 2018 diverse delegazioni pugliesi hanno contribuito alla promozione della Regione a livello internazionale. La Puglia ha partecipato alla fiera China High-Tech Fair dove si è impegnata, in una vetrina di prestigio, alla presentazione di prodotti e soluzioni appunto high- tech in settori dove la Regione eccelle come nella componentistica elettronica o nella tutela ambientale. Nello stesso mese, un’altra delegazione ha partecipato al China International Import Expo (CIIE) di Shanghai con lo scopo principale di supportare le aziende del settore agroalimentare a raggiungere un accordo con la Cina circa la tracciabilità e la provenienza dei prodotti inimitabili e di qualità della regione pugliese. Partecipazione confermata e ripetuta anche nel 2019.

14 – Sardegna

La Sardegna è la seconda isola per estensione del Mar Mediterraneo, terza regione italiana per superficie e undicesima per popolazione, rispettivamente con 24.100 chilometri quadrati e più di 1milione e 600 mila abitanti. Si tratta della Regione italiana con il maggiore sviluppo litoraneo, con 1.849 km di coste, e proprio grazie alla sua varietà di ecosistemi, la Sardegna è definita un micro-continente all’interno del panorama italiano e mediterraneo.

L’economia sarda mostra modesti segni di espansione, ma la Regione non si è ancora risollevata dalla crisi economica che ha colpito il Paese a partire dal 2008. Il PIL pro capite sardo è cresciuto dello 0,8% nel 2017 e dello 0,2% nel 2018, continuando a rimanere inferiore alla media nazionale. I settori che mostrano segni di miglioramento sono l’industria e le costruzioni, stabili invece i servizi. Tra il 2008 e il 2018, però, ad aumentare è stato anche il tasso di disoccupazione sull’Isola, passato dal 12,2% al 15,4%; in lieve calo però quello giovanile.

Il settore primario vede impegnato quasi il 50% del territorio e poco meno del 9% della popolazione dell’isola, che si occupa in prevalenza di allevamento, di agricoltura e di pesca. La Sardegna è la regione italiana con la più alta disponibilità di minerali nel sottosuolo, in particolare di ossidiana, argento, zinco e rame, ma l’attività estrattiva sta attraversando un momento di crisi a causa dell’antieconomicità delle miniere stesse, il che ha portato a un calo degli scavi e conseguente crisi economica in determinate aree dell’Isola. Ad eccezione del settore minerario, il settore industriale sardo si è sviluppato durante gli anni 60 e 70 grazie a finanziamenti statali per la creazione di poli di sviluppo nelle zone di Cagliari, Porto Torres a Ottana. In particolare, l’industria sarda è fortemente legata all’industria petrolchimica e alla lavorazione del greggio.

Quasi il 70% della popolazione sarda è però impegnata nel terziario, che ha avuto un forte sviluppo a partire dagli anni 2000 legato alle nuove tecnologie. La Sardegna ha una delle più alte percentuali di utenti collegati alla rete tra le regioni italiane e una elevata concentrazione di attività legate alle Information & Communication Technologies.

Il turismo, infine, è uno dei settori che ha visto la maggiore espansione negli ultimi anni, ricoprendo oggi un ruolo fondamentale per l’economia regionale. Nel 2018 la Sardegna ha visto più di 3 milioni di arrivi, in aumento quasi del 5% sul 2017, con una forte presenza straniera che raggiunge quasi il 50% delle presenze e 3,5 milioni di arrivi nel 2019.

L’export regionale verso laCina

Grazie a forti segnali di ripresa a partire dal 2016, l’export sardo ha recuperato nel 2018 i valori precrisi, con una crescita del 27,6% nel 2017 e del 6,6% nel 2018, raggiungendo un valore complessivo di oltre 5,7 miliardi. Nel 2018 la Sardegna ha contribuito all’1,2% del totale delle esportazioni nazionali, posizionandosi quindicesima tra le regioni. Le principali destinazioni di prodotti sardi sono state l’Europa e il Nord America; quest’ultima, in particolare, ha registrato un forte aumento nel 2018, pari al 147%, superando il valore delle esportazioni verso l’Asia, in calo invece del 42,6%.

In particolare, i paesi che hanno visto un aumento percentuale di esportazioni a tripla cifra sono gli Stati Uniti, con un aumento del 248%, e la Francia, +113%.

Il settore manifatturiero alimenta le esportazioni provenienti dalla Sardegna, rappresentando il 97% del valore totale. In particolare, all’interno di tale settore, i prodotti petroliferi rappresentano l’85% del fatturato, seguiti dai prodotti chimici, metalli di base e al quarto posto i prodotti alimentari. Questi ultimi, in particolare, hanno subito una brusca frenata nel 2018, registrando una riduzione del 15%, il che ha pesato sulla crescita delle esportazioni regionali.

Nel 2018, Cagliari ha fornito il maggior contributo alle esportazioni regionali tra le provincie sarde, con più di 5,2 miliardi di prodotti esportati, seguita a distanza da Sassari con quasi 202 milioni e terza la Provincia del Sud Sardegna con 147 milioni.

Altalenanti invece gli scambi con la Cina: il Paese asiatico si posiziona solo diciassettesimo tra le destinazioni dell’export sardo, superato, tra i paesi asiatici, da Turchia, Arabia Saudita e India. L’export verso la Cina perde il 36% nel 2018, dopo un forte periodo di crescita cominciato nel 2015. Il trend negativo è stato però controbilanciato nei primi due trimestri del 2019, quando le esportazioni sarde in Cina hanno toccato i 20,8 milioni, con un +31% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Durante tali trimestri, in particolare, prodotti per più di 16 milioni di valore sono stati venduti in Cina dalla provincia di Cagliari, seguita da Sassari e Sud Sardegna. Ciò che caratterizza gli scambi con la Cina è, però, l’inconsistenza delle industrie di provenienza: nel 2018 i prodotti più commercializzati sono stati i metalli di base e prodotti in metallo che hanno raggiunto un valore di 7 milioni, +132% rispetto al 2017, in continua espansione dal 2015, in seguito ad un tracollo che ha visto il valore passare da 6,8 milioni nel 2014 a 200 mila euro entro un anno. Nel 2017 erano i prodotti petroliferi a sostenere l’export, in crescita del 2200% rispetto al 2016, che però hanno subito un forte calo dell’85% nel 2018. I macchinari industriali, invece, quarta tipologia di prodotti per importanza nel 2018, hanno visto un’impennata in tale anno, raggiungendo 1,7 milioni di euro in valore, aumentando di quasi 1000 volte rispetto

Il settore dei metalli di base e prodotti in metallo

Le esportazioni di metallo e di prodotti realizzati in metallo hanno contribuito, nel 2018, al 33% del totale dei prodotti manifatturieri sardi esportati verso la Cina. Come dimostrato dal grafico, l’andamento è stato negli ultimi anni fortemente irregolare, raggiungendo un minimo nel 2015 e registrando poi un forte movimento di ripresa negli ultimi 3 anni. Nel 2018 le esportazioni di metalli sardi e relativi prodotti sono aumentate a livello mondiale, posizionandosi terze in termini di fatturato, in crescita del 4% sull’anno precedente.

Il settore del legno e dei prodotti in legno e carta

I prodotti in legno, sughero e paglia hanno sempre rappresentato una parte rilevante delle esportazioni di prodotti sardi in Cina. Si tratta infatti della seconda tipologia di prodotti per fatturato esportati verso il Paese asiatico, mentre si classifica settima, tra i settori manifatturieri, a livello globale: la Cina acquista il 23% del totale di prodotti di legno e carta che la Sardegna spedisce globalmente. I ricavi di tali prodotti sono stati in continuo aumento fino al 2017, registrando invece una flessione nel 2018 pari all’11%, terminando con un valore pari a 2,2 milioni di euro.

Settore dell’estrazione mineraria

Nonostante la diminuzione dell’attività mineraria in Sardegna, i prodotti dell’estrazione sarda continuano ad essere commercializzati sui mercati internazionali, pur contribuendo in modo minoritario al fatturato complessivo delle aziende sarde all’estero. A livello globale, la Sardegna esporta principalmente pietra, sabbia e argilla, cresciuti dell’8% del 2018, e minerali, in crescita del 35,3%. Per quanto riguarda gli scambi con la Cina, il commercio di prodotti legati all’estrazione mineraria ha toccato un picco di 3 milioni nel 2017 in calo a 2,86 milioni nel 2018.

Relazioni Sardegna – Cina, accordi ed opportunità

Sardegna e Cina possono vantare un lungo rapporto sostenuto da diversi accordi e partnership, stabiliti al fine di rafforzare l’integrazione e gli scambi economici tra i due territori e favorire il turismo nella Regione.

Tali accordi riguardano in particolare il settore tecnologico, il digitale e l’innovazione, elementi di punta del terziario sardo per cui la Cina presenta un forte interesse.

Appuntamento fondamentale fu nel 2016 lo stabilimento di un laboratorio di innovazione da parte di Huawei all’interno del Parco Tecnologico di Pula (Cagliari), in cooperazione con la Regione Sardegna e con il Centro regionale di Ricerca e Sviluppo CRS4. Il centro, con un investimento di alcune decine di milioni di euro, è oggi in collegamento diretto con gli ingegneri Huawei del dipartimento di Ricerca e Sviluppo di Shenzhen per lavorare su diversi progetti in merito alle smart cities.

Tale fondazione fu seguita, nel novembre nel 2016, dalla visita del Presidente Xi Jinping in Sardegna, ricevuto dall’ex premier Matteo Renzi, con la volontà di rafforzare gli accordi e le partnership che legano la Sardegna al Paese asiatico.

Il mercato cinese, in costante crescita, guarda alla Sardegna con grandissimo interesse e, come dichiarato dal presidente Xi, i cinesi sono molto attratti dalla qualità della vita, ambiente, paesaggio, tradizioni, identità, storia e cultura della Sardegna, che sull’Isola, come in Cina, vengono valorizzati per tenere vive le tradizioni e le usanze.

Nel 2018, invece, Cagliari è stata l’ultima tappa, dopo Roma e Napoli, della settimana Italia- Cina a tema scienza, tecnologia e innovazione, rafforzando ulteriormente tale vocazione del territorio. Nel maggio 2018, per concludere, il primo gruppo cinese di investimenti privati Fosun, colosso da 14 miliardi di euro di fatturato e 1,7 miliardi l’anno di utile, ha fatto visita alla Regione. Obiettivo dell’incontro, fortemente sostenuto dall’Ambasciatore italiano in Cina Ettore Sequi, è stato quello di rafforzare i rapporti imprenditoriali tra la Sardegna e la Cina, al fine di attrarre investimenti asiatici sull’Isola.

15 – Sicilia

La Sicilia è l’isola più estesa d’Italia e del Mediterraneo, posizionata strategicamente al suo centro. E’ considerata una delle perle del nostro territorio, caratterizzata da natura, storia e tradizioni estremamente diversificate e millenarie. Includendo anche le isole minori, si tratta della Regione più estesa d’Italia e la quarta per popolazione, dopo Lombardia, Lazio e Campania, contando quasi 5 milioni di abitanti.

A partire dal 2008, la Sicilia è stata una delle regioni italiane più colpite dalla crisi economica e l’economia regionale fatica ancora a tornare ai livelli pre-recessione. Rispetto a 10 anni fa, l’Isola registra infatti oltre 10 miliardi di produzione in meno e quasi 150 mila disoccupati in più, con una riduzione del valore netto di quasi il 12,6%. I settori più colpiti sono stati quello delle costruzioni e dell’industria, con un calo rispettivamente del 47% e 40,7%.

Il PIL regionale è risultato in crescita nel 2018 dello 0,4%, rappresentando circa il 5% del PIL italiano, ma il PIL pro capite nello stesso anno ha ancora una volta sfiorato il 40% in meno della media nazionale.

Circa il 69% dei siciliani è impiegato nel terziario, ma il territorio siciliano risulta ancora oggi dedicato in prevalenza all’agricoltura, che vede impegnata circa tre quarti della superficie regionale e impiegati l’11% della popolazione.

Il tentativo di ripresa dell’economia siciliana proviene in parte dalle start up, aumentate negli ultimi 5 anni dell’857%, che però ancora faticano ad attrarre investitori stranieri. La Regione, in particolare, non riesce a individuare un nuovo modello di sviluppo che possa rendere la propria economia competitiva, facendo fatica sia a modernizzare l’apparato industriale regionale che ad investire sulle proprie risorse materiali, quali strade, ferrovie e infrastrutture, e immateriali, ossia ricerca, formazione e istruzione.

L’ export regionale verso laCina

Al contrario di quanto finora descritto, la Sicilia si dimostra invece vivace in termini di presenza sui mercati internazionali. Nel 2018, l’export siciliano ha superato i 10 miliardi di euro, registrando un aumento del 15% rispetto al 2017 e del 31% in quest’ultimo sull’anno precedente. Nel 2018 la Sicilia è risultata la seconda Regione esportatrice del Mezzogiorno, dopo la Campania; l’export siciliano ha infatti rappresentato circa il 2,3% del valore nazionale. All’interno del panorama regionale, in particolare, le province di Siracusa, Catania e Messina hanno rappresentato nel 2018 complessivamente oltre l’87,2% del totale delle esportazioni, con un contributo singolo rispettivamente di 6,7 miliardi di euro, 1,5 miliardi e 1,1 miliardi. Palermo, tuttavia, ha registrato la crescita più significativa, con un aumento del 53,9% rispetto al 2017.

Le principali destinazioni delle merci siciliane risultano essere la Turchia, con quasi 700 milioni di euro di prodotti ricevuti, gli Stati Uniti e i mercati dell’Unione Europea a seguire; in particolare, in ordine, Francia, Paesi Bassi, Spagna, Slovenia, Malta e Germania. La Cina ricopre la dodicesima posizione tra le destinazioni dell’export regionale, presentando però una crescita sbalorditiva nel valore dell’export pari al 46% nel 2018 e 212% nel 2017. La Sicilia si attesta infatti, nel 2018, prima Regione del Mezzogiorno per valore degli scambi con la Cina, risalendo due posizioni e superando Campania e Puglia rispetto al 2017.

La crescita nelle esportazioni è stata supportata da tre settori chiave che nel 2018 hanno rappresentato da soli il 75% del valore totale delle esportazioni regionali: i raffinati, la chimica e, congiuntamente, il settore alimentare con quello vinicolo. Altre industrie caratterizzate da un trend positivo sono state, inoltre, quella metalmeccanica, l’elettronica e quella farmaceutica.

In particolare, le esportazioni di raffinati siciliani hanno raggiunto nel 2018 un valore pari a 6,3 miliardi di euro, in crescita del 15,3% rispetto al 2017. Il settore petrolifero ha così pesato per circa il 60% sull’export della Sicilia, facendo emergere la provincia di Siracusa dove sono concentrati i maggiori impianti del settore. Tali esportazioni si sono però interrotte a partire dalla fine del 2018, a causa della ingente chiusura, per manutenzione straordinaria, degli stabilimenti di Augusta e Priolo, appartenenti al polo petrolchimico siracusano.

Il settore farmaceutico

Il settore farmaceutico ha registrato un valore delle esportazioni pari a 291 milioni nel 2018, quinto per importanza tra le industrie caratterizzanti l’export regionale, in crescita del 9% rispetto all’anno precedente. Risulta però essere il settore più attrattivo per gli scambi con la Cina, con un valore di oltre 103 milioni nel 2018, in crescita del 90,5% nel 2018 rispetto al 2017 e del 409% in quest’ultimo rispetto all’anno precedente. In particolare, dati questi valori, si deduce del totale, delle esportazioni farmaceutiche siciliane. Il trend positivo nella presente industria viene mantenuto anche nei primi due bimestri del 2019, quando si registra un aumento del 20,5% nel settore farmaceutico rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il settore chimico

L’industria chimica ha rappresentato nel 2018 quasi l’11% del totale delle esportazioni siciliane, risultando così seconda per importanza sia nel panorama globale che per quanto riguarda i flussi verso la Cina. In particolare, dopo aver avuto un calo a livello nazionale nel 2016, il chimico siciliano ha ripreso a crescere, aumentando nel 2018 del 15% rispetto all’anno precedente, superando gli 1,1 miliardi di euro in esportazioni in tale anno.

Considerando nello specifico gli scambi con la Cina, il settore ha registrato un aumento del 61% nel 2018 e del 195% nel 2017. I prodotti che trainano l’industria risultano essere, in particolare, i prodotti chimici dell’industria di base.

Il settore alimentare e vinicolo

La produzione agricola che caratterizza il territorio siciliano contribuisce all’andamento positivo dell’export regionale: il settore alimentare, insieme a quello vinicolo, ha contribuito per 663 milioni alle esportazioni regionali del 2018, in crescita del 13,4% rispetto al 2017. L’alimentare risulta così la terza industria per importanza dell’export siciliano sia a livello globale che verso la Cina, toccando 16,7 milioni di prodotti venduti verso quest’ultima, in crescita del 30% nel 2018 e del 42% nel 2017. Tale tendenza positiva si è confermata anche nel primo semestre del 2019, registrando un aumento delle esportazioni di prodotti alimentari del 20%. Nello specifico, per quanto riguarda il 2018, la produzione vinicola ha contribuito a 5 milioni delle esportazioni, seguita da quasi 4 milioni fatturati da frutta e ortaggi.

Relazioni Sicilia – Cina, accordi ed opportunità

Lo scenario internazionale si presenta ricco di opportunità per l’economia regionale siciliana, che non ha ancora sfruttato a pieno le proprie potenzialità sui mercati esteri. La Cina risulta uno dei mercati maggiormente appetibili per l’export locale, data la sua fervente economia sempre più orientata ai consumi.

Un forte percorso d’internazionalizzazione verso la Cina è cominciato grazie alla cooperazione tra la Regione Sicilia, l’Unione Europea e Confindustria Sicilia in seguito all’Esposizione Universale tenutasi a Milano nel 2015. Confindustria riconobbe infatti come la Cina potesse presentare importanti sbocchi per l’economia regionale, sottolineando come molte aziende siciliane stessero già intraprendendo un percorso di espansione verso l’Asia.

A partire da tale anno, le relazioni tra Sicilia e Cina hanno visto un susseguirsi di accordi e memorandum, volti al sostenimento della cooperazione economica, e non solo, tra i due territori. Nel 2015, in particolare, la Sicilia ha visto 350 missioni di operatori stranieri sul territorio, 120 dei quali provenienti dalla Cina. Il 2019, in particolare, è stato ricco di appuntamenti, tra i quali si annoverano a gennaio la missione in Cina dell’ex ministro delle Politiche Agricole e Alimentari, Forestali e del Turismo, Gian Marco Centinaio, che con successo ha stretto nuovi accordi e protocolli tra Italia e Cina per favorire l’esportazione di agrumi, nocciole ed erba medica verso il Paese asiatico, dichiaratosi apertamente convinto riguardo ad ampi margini di crescita per l’agroalimentare italiano in Cina. Alibaba, in particolare, sarà la prima piattaforma globale a portare le arance rosse di Sicilia in Cina. Tale missione a Pechino segue quella dell’ex Ministro della Salute Beatrice Lorenzin nel 2016, avente come obiettivo la sigla di un protocollo comune sui requisiti fitosanitari per l’esportazione di agrumi italiani in Cina e di un memorandum d’intesa per quanto riguarda l’olio d’oliva.

Nel marzo 2019 è da sottolineare, in particolare, la visita del Presidente cinese Xi Jinping a Palermo avente l’obiettivo di gettare le basi per possibili accordi commerciali con la Sicilia. Tale visita, facente parte dell’ampio progetto della Nuova Via della Seta, ha portato alla firma di ulteriori accordi commerciali tra i due Paesi. La Cina, in particolare, vede nella Sicilia una grande opportunità data la sua collocazione strategica come crocevia dei commerci nel Mediterraneo.

Nell’agosto 2019, inoltre, un nuovo accordo siglato a Palermo tra Sicindustria, Confcommercio Sicilia e il colosso dei viaggi cinese Ctrip, agenzia on-line da 88 miliardi di fatturato, si pone l’obiettivo di avvicinare Sicilia e Cina in termini di turismo, per far sì che l’isola diventi una delle mete principali del turismo cinese nel nostro Paese, al fine di promuovere non solo la bellezza e la cultura dell’Isola, ma anche la qualità dei prodotti agricoli e dell’ artigianato per trainare lo sviluppo dell’export.

16 – Toscana

Una delle culle della civiltà e della cultura italiana, la Toscana possiede un patrimonio storico, artistico e letterario unico al mondo. Terra fertile e dal passato glorioso, luogo natale del Rinascimento, e Firenze ne rappresenta il principale fulcro storico, politico e artistico. La Regione si attesta nona in Italia per popolazione, con 3,7 milioni di abitanti, e quinta per estensione. Dal punto di vista economico, il PIL della Toscana contribuisce a circa il 6,8% del prodotto interno lordo italiano e gli altri indicatori, quali consumi delle famiglie, importazioni e investimenti fissi lordi si collocano su simili valori. La struttura produttiva della Regione si fonda su agricoltura, artigianato, industria e turismo. Il panorama economico si costituisce di piccole e medie imprese distribuite in numerosi distretti industriali collocati in modo disomogeneo sul territorio: le principali attività economiche si concentrano infatti nell’area centro settentrionale della Regione.

L’export regionale verso laCina

La Toscana si presenta indubbiamente aperta verso gli scambi con i mercati esteri, raggiungendo un valore delle esportazioni globali pari a 36,9 miliardi di euro nel 2018, in crescita del 6% rispetto all’anno precedente. Il valore dell’export toscano è cresciuto di quasi il 44% dal 2008 al 2018, rappresentando, al termine del periodo di analisi, circa il 7,5% del totale delle esportazioni italiane.

La Toscana, inoltre, risulta essere una delle regioni italiane dove l’export ha maggiore incidenza sul PIL regionale, rappresentando circa il 30% del prodotto interno lordo nel 2018. Il trend positivo di crescita che ha caratterizzato l’export regionale in questi anni è proseguito anche nel 2019: nel primo semestre dell’anno si è registrata una crescita record con il valore degli scambi che ha toccato i 21,1 miliardi di euro, con un aumento del +17.9% rispetto allo stesso periodo del 2018, contro il +2,7% di crescita a livello nazionale. In questo primo semestre, in particolare, la Toscana ha pesato per l’8,9% sul totale dell’export italiano, posizionandosi così al quinto posto tra le diverse regioni del Paese. In questo senso, i dati sull’export ben rappresentano il dinamismo del sistema produttivo toscano e danno segno di come la Regione da tempo sostenga l’internazionalizzazione delle imprese ed il loro rafforzamento sui mercati internazionali. Tra le province toscane, in particolare, le performance migliori si attestano a Firenze e Arezzo.

A livello globale, i mercati esterni all’Unione Europea hanno registrato la maggiore crescita nel primo semestre nel 2019, riportando un +29,4% contro un +5,3% nel mercato comunitario. Nel 2019 i mercati di destinazione in maggiore crescita sono infatti stati la Svizzera, in crescita del 101%, la Francia, gli Stati Uniti, la Germania e il Regno Unito.

I settori che trainano l’export toscano sono in particolare la pelletteria ed il calzaturiero, specialmente provenienti dall’area fiorentina, il tessile e l’abbigliamento di Empoli e Arezzo, l’oreficeria, sempre aretina, l’agroalimentare, l’industria dei metalli di base e prodotti in metallo e, infine, il farmaceutico, in ripresa nell’ultimo biennio.

Per quanto riguarda gli scambi con la Cina, nel 2018 l’export toscano verso il Paese asiatico ha toccato i 971 milioni di euro; la Toscana si è così posizionata quinta in Italia per valore delle esportazioni verso Pechino, in crescita del 3,5%. Gli scambi con la Cina risultano in forte aumento a partire dal 2017, dopo che nel 2016 le esportazioni toscane in Asia hanno subito un forte calo imputabile sia ad una frenata della pelletteria e della meccanica fiorentina e più in generale a un rallentamento delle esportazioni che ha riguardato tutte le Regioni più aperte al commercio internazionale. Per quanto invece riguarda il 2019, il buon andamento delle esportazioni toscane nel primo semestre dell’anno ha riguardato anche il Far East, quando l’export verso la Cina ha registrato un incremento del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il settore del tessile, abbigliamento e pelle

Il macrosettore del tessile, abbigliamento e pelletteria occupa il primo posto in ordine di rilevanza sia per l’export toscano a livello globale che per l’export toscano verso la Cina. Le esportazioni di tessile, abbigliamento e pelle, complessivamente, sono aumentate del 12,6% verso il Paese asiatico nel 2018. Tra le tre, la filiera della pelle risulta la predominante, sfiorando i 6 miliardi di export nel 2018 a livello globale e i 169 milioni verso la Cina, in crescita del 12,5% sul 2017. I tre settori hanno subito una battuta d’arresto nel 2016 verso, ma non limitatamente alla Cina, il che ha contribuito al calo delle esportazioni toscane in quell’anno. Le ragioni sono da attribuirsi a un generale rallentamento del commercio internazionale, con una brusca riduzione della domanda dall’estero. A partire dall’anno successivo, però, la richiesta è tornata ad aumentare, specialmente per la pelletteria e l’abbigliamento, e questa tendenza positiva si è confermata anche nel primo semestre del 2019.

Il settore dei macchinari industriali

Seconda industria per importanza per le esportazioni toscane verso la Cina, l’industria del manufacturing e nello specifico i macchinari industriali hanno raggiunto un valore pari a 228,6 milioni nel 2018, in crescita del 5,2% sull’anno precedente. Il comparto industriale relativo alla produzione manifatturiera si colloca principalmente nel centro della regione Toscana, facendo capo nello specifico ai territori di Lucca, Pistoia e Prato.

Il settore alimentare

L’ agroalimentare toscano rappresenta un simbolo del Made in Italy all’estero, con i prodotti della cucina regionale toscana e i vini che vengono apprezzati ed esportati in tutto il mondo. Il valore dei prodotti alimentari e bevande toscane all’estero è ammontato complessivamente a 38,8 milioni di euro durante 2018, in calo del 10% rispetto all’anno precedente. Nel grafico, il valore di “prodotti alimentari e bevande” è comprensivo delle altre due voci, che risultano essere le più significative delle categorie alimenti e bevande. Per quanto riguarda la Cina, le esportazioni di vini verso Pechino hanno rappresentato ben il 65,6% del valore delle esportazioni agroalimentari toscane verso il Paese, registrando un aumento di interesse da parte dei mercati asiatici, nell’ultimo decennio, sia per i vini rossi che per i vini bianchi. A livello globale, in particolare, dal 2007 al 2017 i vini toscani hanno registrato un aumento del fatturato pari al 55%, segno dell’importanza del settore per l’economia regionale. Gli olii, per quanto riguarda l’alimentare, hanno invece raggiunto quota 16% del valore delle esportazioni di prodotti alimentari e bevande verso la Cina, seguiti dai prodotti animali e derivati.

Relazioni Toscana – Cina, accordi ed opportunità

Le relazioni tra Toscana e la Cina beneficiano oggi di numerosi accordi intrapresi tra le due parti volti alla reciproca promozione dei territori che si sono susseguiti negli anni. Nell’ultimo decennio le relazioni più strette si sono stabilite tra la Cina e la provincia di Prato, dove è presente la comunità cinese più estesa d’Italia, e la provincia di Siena, in particolare grazie ai rapporti intrapresi in ambito sanitario con il policlinico della città.

Tra le iniziative più recenti si menziona la visita in Cina nell’ottobre 2019 di una delegazione proveniente proprio da Siena, diretta a Nanjing e Nantong, nella provincia del Jiangsu, avente l’obiettivo di promuovere Siena e il suo territorio per favorire la nascita di progetti di collaborazione. Siena, infatti, negli ultimi anni ha visto oltre 1700 medici cinesi seguire corsi di formazione tenutisi presso il proprio policlinico e questa visita può rappresentare un incentivo per attrarre un maggior numero di studenti asiatici a studiare in Italia.

Prato, invece, nell’ottobre 2010, ha visto un importante accordo con la municipalità di Wenzhou, nella provincia dello Zhejiang, area di provenienza della maggior parte dei cinesi residenti in Toscana. L’intesa ha l’obiettivo di rafforzare i rapporti tra i due territori intorno all’acquisto di vino da parte della Cina e le esportazioni di prodotti pratesi, in particolar modo di tessuti, verso il mercato asiatico. La delegazione cinese venne guidata dal sindaco di Wenzhou e dal lato italiano vide la presenza della locale Camera di Commercio, forze politiche pratesi e imprese del distretto. Proprio in relazione al settore tessile fu firmato, in aggiunta, nel novembre 2011 un accordo Toscana-Cina mirato alla creazione di un Centro di Ricerca proprio a Prato, rivolto allo sviluppo di nuovi materiali, prodotti e processi con un ridotto impatto ambientale, e di un laboratorio integrato per il controllo e la certificazione della qualità dei prodotti.

Per concludere, considerando il panorama nazionale, gli accordi intrapresi tra Italia e Cina durante il 2019 intorno alla Belt and Road Initiative potranno fornire nuove opportunità alla Regione di stringere ulteriormente i propri legami con l’Oriente.

17 – Trentino-Alto Adige

La Regione del Trentino – Alto Adige si costituisce delle province autonome di Trento e Bolzano ed è una delle cinque regioni italiane a statuto speciale, dodicesima per popolazione e meta prediletta da parte di turisti sia italiani che stranieri. Il turismo costituisce difatti una tra le maggiori risorse economiche per il Trentino-Alto Adige, mentre il contributo del settore secondario allo sviluppo della Regione ѐ attribuibile all’industria meccanica ed alimentare. Il Trentino-Alto Adige segue la Valle d’Aosta e Lombardia al terzo posto tra le regioni italiane per valore del PIL pro capite ed è la Regione italiana con il più basso tasso di disoccupazione. Nel 2019 Il numero di lavoratori è cresciuto a ritmi superiori rispetto alla media nazionale; in regione le posizioni permanenti nel settore privato – in aumento già nel 2018 – hanno continuato a crescere per il forte incremento registrato dalle trasformazioni di contratti temporanei. Le dinamiche positive del mercato del lavoro si sono associate a un’ulteriore crescita dei consumi. Sempre nel 2019 il valore dell’export trentino è cresciuto del 3,4 per cento (2,7 nella media italiana) dal 6,4 dell’anno precedente.

L’export regionale verso laCina

Con un dato pari a 8,7 miliardi di euro, il Trentino-Alto Adige risulta essere l’undicesima regione italiana per valore della merce esportata, contribuendo all’1,9% del fatturato estero nazionale. Nell’anno 2018 gli scambi con l’estero per entrambe le province di Trento e Bolzano hanno continuato a crescere, sebbene a ritmi inferiori rispetto all’anno precedente, registrando +6,4% e +0,5% rispettivamente. A trainare le esportazioni della Regione ѐ l’industria produttiva con i settori dei macchinari e apparecchi, il settore chimico, e quello dei prodotti alimentari e bevande, che hanno compensato il rallentamento fatto registrare dal comparto agricolo e dei mezzi di trasporto.

Analizzando i flussi relativi agli scambi commerciali della Regione, nell’anno 2018 si osserva un rallentamento delle esportazioni verso i principali partner europei, Germania e Regno Unito in particolare, ed un incremento dei rapporti con i Paesi extra-UE, attribuibili in gran parte al commercio con gli Stati Uniti. Per quanto concerne gli scambi tra la Regione ed il continente asiatico, nel 2018 si nota invece un lieve calo delle esportazioni rispetto alle ottime performance sostenute nel biennio 2015-2016: nell’anno il valore delle merci esportate verso l’oriente ѐ rimasto stabile su un valore di 780,6 milioni di euro, il che ha però consentito al Trentino-Alto Adige di registrare un avanzamento del 22% nel saldo della bilancia commerciale.

La Cina figura come il principale partner dell’import-export trentino all’interno del panorama asiatico: nel quarto trimestre del 2018, le esportazioni verso la PRC sono aumentate del 18,2% rispetto all’anno precedente, mentre le importazioni hanno registrato un tasso di crescita del 4,2%, inferiore rispetto all’anno precedente, permettendo alla Regione di ridurre il deficit commerciale con la Cina.

A livello settoriale, macchinari e apparecchi ricoprono un ruolo rilevante nell’industria manifatturiera con un peso del 71% sul totale del prodotto esportato verso la Cina; a seguire, tra i prodotti maggiormente richiesti dal mercato cinese, l’industria alimentare e i prodotti chimici completano il podio delle esportazioni regionali.

Industria meccanica

A contribuire all’accelerazione delle esportazioni verso il continente asiatico, un ruolo rilevante ѐ stato ricoperto dal comparto dei macchinari e apparecchi che nel 2018 ha fatto registrare un

+68% di crescita rispetto ai 23 milioni di euro riportati nel quarto trimestre del 2017. A guidare la crescita la provincia di Trento, con un valore della merce esportata pari a circa 27 milioni di euro (+242%); risultato che consente di controbilanciare la flessione del 23% della provincia di Bolzano che ha risentito del rallentamento dell’economia tedesca.

Spostando l’attenzione sul settore dei mezzi di trasporto, la Regione ha segnato un calo tendenziale del 19% nel quarto trimestre del 2018, dovuto all’andamento negativo da parte di entrambe le Province. Le cause alla base del risultato, in controtendenza rispetto alla crescita degli anni precedenti, sono legate alle incertezze interne al Paese e alle misure protezionistiche che impongono restrizioni al libero scambio all’interno del mercato internazionale.

I prodotti alimentari

Fiore all’occhiello della Regione, il Trentino-Alto Adige offre una vasta scelta di prodotti rinomati sia a livello nazionale che richiesti dai mercati esteri, tra cui formaggi, vini e frutta. Il settore dei prodotti alimentari rappresenta l’11,7% dell’export regionale verso i paesi dell’Asia orientale.

Il comparto di frutta e ortaggi e quello delle bevande trainano l’export della Regione verso la Cina, permettendo al Trentino-Alto Adige di occupare la quarta posizione tra le regioni italiane per valore della merce esportata verso la Cina. Nel 2018 il valore delle esportazioni nei rispettivi settori ѐ stata pari a due milioni di euro (+27%) e 3,7 milioni di euro (-5,12%). L’analisi a livello provinciale consente di attribuire la flessione nel comparto delle bevande alla performance negativa della provincia trentina (-30,5%), mentre l’export di frutta e ortaggi lavorati e conservati conferma, seppur a livelli più contenuti, il trend positivo di crescita dell’anno precedente (+144,4%) e beneficia dell’andamento positivo da parte di entrambe le province.

L’ industria chimica

Nel quarto trimestre del 2018 l’esportazione di prodotti chimici verso la Cina ѐ aumentata del 4,5% rispetto all’anno precedente. Di maggior rilievo all’interno del settore emergono il segmento delle fibre sintetiche ed artificiali e quello dei prodotti chimici di base. Ad un’analisi più approfondita emerge come la provincia di Trento ricopra un ruolo fondamentale nell’andamento di crescita (+22,7%) del comparto delle fibre sintetiche, che con un valore di 4,8 milioni di euro recupera il calo del 15% dell’anno 2017. Il segmento dei prodotti chimici di base, che con 3,2 milioni di euro di prodotto esportato rappresenta il 37% del totale dell’industria chimica (8,6 milioni di euro), registra invece un calo del 6%. Le esportazioni della provincia di Bolzano, sebbene mantengano un trend positivo, non sono sufficienti a compensare le performance negative del biennio 2016-2018 registrate dall’industria trentina, che con 2,5 milioni di euro riporta un calo nelle esportazioni pari al 22% nell’ultimo trimestre 2018.

Relazioni Trentino-Alto Adige – Cina, accordi ed opportunità

Manifattura, industria alimentare e turismo sono i settori maggiormente interessati dai progetti intrapresi e dalle intese siglate tra Trentino-Alto Adige e Repubblica Popolare Cinese. Il 2017 ha testimoniato la costituzione della prima società trentina a capitale misto italo-cinese, e la visita nel continente asiatico da parte del governatore della Regione italiana al fine di promuovere il turismo altoatesino e stringere contatti con le autorità locali. Resta infine da sottolineare la partecipazione reciproca a fiere ed eventi con lo scopo di rafforzare le già esistenti intese e siglare nuove e potenziali collaborazioni. In tale contesto ѐ da evidenziare la partecipazione di diverse aziende italiane, con il sostegno dell’Associazione Italiana Commercio Estero, insieme a Fondazione Italia Cina e alla Camera di Commercio Italo Cinese, al “China International Expo” che ha avuto luogo a Shanghai dal 5 al 10 novembre 2019.

18 – Umbria

Nel cuore della Penisola, “polmone verde” d’Italia, l’Umbria rappresenta l’origine di alcune delle più grandi civiltà italiche del passato. Una terra collinare e montuosa, che nasce nel cuore dello stivale e si estende sul medio bacino del Tevere, si tratta della sedicesima regione per dimensione e diciassettesima per popolazione. L’Umbria ospita ogni anno eventi legati alla tradizione culinaria, religiosa e musicale che, insieme alle rinomate bellezze paesaggistiche, attirano centinaia di migliaia di turisti ogni anno e danno vitale impulso al terziario. Unica regione senza sbocchi sul mare e confini con altri Paesi, questa caratteristica ha, da un lato, permesso di preservare nel tempo le tradizioni regionali, ma, dall’altro, impedito il fiorire di attività industriali di rilievo internazionale. Tra quest’ultimi il comparto siderurgico, insieme al meccanico e l’industria chimica, concentrati nelle zone di Terni e Perugia, rappresentano i settori di spicco dell’industria umbra. La produzione artigianale ed il settore primario, con la coltivazione di ulivi, viti e tabacco, completano infine il quadro economico della Regione.

L’export regionale verso laCina

Con un valore d’export pari a 4,2 miliardi di euro, nel 2018 l’interscambio commerciale della regione con l’estero ha rappresentato lo 0,9% dell’export nazionale (+8,7%). A sostenerne   la crescita ѐ la positiva performance delle province di Terni e Perugia, che registrano rispettivamente un aumento delle esportazioni del +10,9% e +7,7%.  L’industria siderurgica, il comparto della meccanica ed il settore tessile con gli articoli di abbigliamento formano    il paniere dei principali prodotti in uscita dalla Regione e costituiscono il 26,6% dell’export complessivo. Di segno positivo anche il risultato relativo alla merce importata che, in crescita del 5,9%, si attesta a 2,7 miliardi di euro, consentendo all’Umbria di riportare un saldo attivo nella bilancia commerciale pari a 1,43 miliardi di euro. Germania, Francia e Spagna ricoprono un ruolo rilevante nel commercio umbro, sia come mete ultime di destinazione, sia come mercati di approvvigionamento per i prodotti di abbigliamento, apparecchiature elettriche e macchine di impiego generale. Spostando lo sguardo ai rapporti commerciali con la Cina, vi è scarsa attrazione ai prodotti regionali che, sebbene in crescita del 3,5% rispetto al 2017, rappresentano solamente l’1,7% dell’export complessivo. Nonostante il perdurare della fase di rallentamento dei prodotti dell’industria siderurgica iniziata nel 2014 (-12% nel 2018), l’analisi dei flussi con Pechino conferma che gli stessi settori sono di fatto i principali in termini di oggetto di scambio con i Paesi membri dell’Unione. Il comparto siderurgico, quello dei macchinari con il segmento delle macchine per impieghi speciali ed il settore dell’abbigliamento incidono infatti per il 38,6% sul totale del prodotto esportato verso la Cina. Segnali confortanti arrivano inoltre nel primo trimestre del 2019 che registra una crescita del +34%.

L’ industria meccanica

Tra i settori trainanti l’economia della Regione, il comparto dei macchinari ha registrato nel quarto trimestre 2018 una crescita del +3,3% nel valore della merce esportata (172,8 milioni di euro). A guidarne l’andamento il polo industriale della provincia perugina, che con 164,5 milioni di euro rappresenta il 95% delle esportazioni regionali. Sebbene maggiormente soggetto ad oscillazioni, un simile andamento viene riproposto anche nelle esportazioni verso la PRC, dove, con un valore di 6,7M euro nel quarto trimestre del 2018, il settore dei macchinari segna un +79,6% e compensa il rallentamento dell’11,2% del biennio 2016-2017. L’analisi delle sub- categorie merceologiche permette inoltre di evidenziare il rilevante contributo delle macchine per impiego generale e speciale; in particolar modo quest’ultimo segna una crescita del 304% rispetto al quarto trimestre del 2017, riportando un valore di 3,5 milioni di euro.

Il distretto del tessile

Il settore del tessile e abbigliamento umbro, riconosciuto come principale settore industriale della Regione, comprende circa 1700 aziende e più di 9 mila addetti che, nel tempo, hanno saputo combinare tradizione e tecnologia. Ad oggi la Regione occupa la decima posizione all’interno del panorama italiano per valore della merce esportata al quarto trimestre 2018, ed il terzo gradino del podio, dietro ad Abruzzo e Calabria, in termini di crescita rispetto al quarto trimestre 2017 con un +16,6%. Tra i principali mercati di destinazione troviamo quelli dell’Est europeo e dell’estremo Oriente; l’esportazione di articoli di abbigliamento verso la Cina permane infatti su un solido sentiero di crescita e con 5,2 milioni euro registra un incremento nel quarto trimestre 2018 di circa il 60%. Ad alimentare la domanda sono i prodotti di abbigliamento, che al netto della pellicceria rappresentano il 9,1% della merce in transito verso il mercato cinese.

L ’industria siderurgica

Nata e sviluppatasi intorno all’industria, la città di Terni riveste un ruolo chiave nel settore siderurgico italiano ed europeo. Nonostante la crisi del 2008 abbia in parte interessato anche l’industria umbra, la regione mantiene grandi competenze professionali ed imprenditoriali che hanno permesso una crescita delle esportazioni nel 2018 del 164% rispetto al 2014 (+27,3% rispetto al 2017). Rallenta invece l’export verso il mercato asiatico dove i flussi in uscita verso la Thailandia, primo paese di destinazione dei prodotti regionali, cedono ben il 63,7% rispetto al quarto trimestre 2017. L’analisi degli scambi con la Cina mostrano un trend analogo, con un calo di circa il 57% nel quarto trimestre del 2018 che vanifica la crescita del 13,6% dell’anno precedente.

Relazioni Umbria – Cina, accordi e opportunità

Il percorso di scambi e relazioni tra la regione Umbria e la Cina ѐ segnato dalla sottoscrizione di molteplici intese e memorandum che interessano diversi ambiti quali quelli economico commerciali, della cultura e del turismo, l’alta formazione, la sanità e l’ambiente. A marzo 2019 viene apportata la firma su un accordo tra regione Umbria e Ctrip per la definizione di piani di marketing allo scopo di promuovere il turismo nei rispettivi territori. Il memorandum siglato ad Ottobre 2018 tra il General Hospital di Pechino con l’Azienda Ospedaliera di Perugia e    il Dipartimento di medicina dell’Università degli studi di Perugia mira invece a rafforzare la cooperazione in tema di sanità. Risale invece al novembre 2015 la visita da parte delle istituzioni regionali umbre presso le città di Chongqing e Chengdu con l’obiettivo di creare opportunità di scambio ed investimento.

19 – Valle d’Aosta

La Valle d’Aosta ѐ una delle cinque Regioni a statuto speciale previste dalla Costituzione Italiana; si tratta della Regione più piccola per superficie e con la minore popolazione, rispettivamente con poco più di 3.200 chilometri quadrati e 125 mila abitanti. Il territorio, caratterizzato prevalentemente dalla presenza di massicci montuosi, ha permesso lo sviluppo del settore terziario, grazie al turismo estivo ed invernale, e del secondario, legato all’industria estrattiva e dell’energia idroelettrica. Questi settori trainano l’economia valdostana, che si posiziona al primo posto in Italia per valore del PIL pro-capite. A completare il quadro economico, la coltivazione di mele e pere e l’allevamento di bovini, che costituiscono il tratto distintivo del settore. In aggiunta, il recupero degli investimenti da parte di medie e grandi imprese, accompagnati dall’andamento positivo della domanda estera, sono i principali fattori che confermano e rafforzano i segnali di ripresa dell’economia valdostana a seguito del quinquennio di recessione 2011-2016.

L’export regionale verso laCina

Con 743 milioni di euro, in crescita del 9,1% rispetto al 2017, la Valle d’Aosta precede solamente Molise e Calabria per valore della merce esportata. Nonostante il netto divario con altre Regioni, la Valle d’Aosta conferma un saldo della bilancia commerciale del +39% nel 2018. Francia, Svizzera e Germania rappresentano i principali partner commerciali e costituiscono circa il 54% dell’export valdostano; Stati Uniti, Cina e Messico formano invece il podio dei Paesi di destinazione extra-UE per valore delle merci in entrata e in uscita dalla Regione. Il settore siderurgico e il comparto degli altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio offrono il maggior contributo all’incremento delle esportazioni della valle e, con una crescita tendenziale nel 2018 del 6% e del 18% rispettivamente, costituiscono il 54% del prodotto destinato ai mercati esteri. Le stesse dinamiche vengono riproposte anche spostando lo sguardo al continente asiatico, dove il settore siderurgico rappresenta il 63% dell’export della Regione. In ogni caso è la Cina ad alimentarne la domanda, che si conferma partner importante per la Valle d’Aosta e primo Paese per valore dell’import-export regionale. A completare il quadro dei principali flussi commerciali in uscita verso la RPC, articoli di abbigliamento ed il comparto delle macchine di impiego generale formano il 2,3% dell’export valdostano. Il calo nelle importazioni di strumenti e forniture mediche e del comparto delle apparecchiature elettroniche permettono infine alla Regione di riportare in positivo il saldo della bilancia commerciale con la Cina rispetto al biennio 2016-2017.

L’industria metallurgica

Concentrata nei distretti industriali Nord della Penisola, l’industria metallurgica fa da volano nello sviluppo delle economie nazionali e vede l’Italia, insieme alla Germania, tra i primi Paesi a livello europeo per volumi e valore della produzione. Analizzando il panorama industriale italiano la Valle d’Aosta si posiziona dodicesima per valore della merce esportata, e con oltre 103 milioni di euro nel quarto trimestre 2018 ѐ la quinta regione con il più alto tasso di crescita trimestrale pari a +5,19%. A contribuire all’aumento delle esportazioni, i flussi in uscita verso la Cina hanno registrato una variazione positiva del +129% nel 2018, grazie soprattutto al settore siderurgico che, all’interno della più ampia categoria dell’industria del metallo, svolge un ruolo fondamentale per la Regione.

Il settore siderurgico

Grazie alla disponibilità di risorse minerarie ed idriche presenti sul territorio, l’industria siderurgica rappresenta un comparto fondamentale per l’economia valdostana che con  250 milioni di euro di prodotto esportato nell’anno 2018 consolida il trend positivo di crescita del comparto e si conferma la nona Regione per valore dell’export all’interno del  panorama italiano. È interessante osservare l’incremento dei flussi in uscita verso la Cina, che con 13,4 milioni di euro supera la Germania per valore della merce esportata e si conferma il primo mercato di riferimento all’interno del quadro commerciale extra europeo.

L’industria del turismo

Grazie alle caratteristiche del territorio e alla presenza delle bellezze paesaggistiche e naturali, il mercato del turismo rappresenta la locomotiva dell’economia valdostana e permette di attrarre ogni anno un crescente numero di turisti sia italiani che stranieri. Al termine dell’esercizio 2018, i dati statistici confermano il trend positivo del settore ricettivo della valle che registra ben 128 milioni di turisti in arrivo nella Regione. A contribuire all’incremento complessivo del 4% rispetto all’anno 2017 il turismo domestico, ed in particolare quello proveniente dalle Regioni limitrofe, costituisce il 51% del flusso in entrata e segna una crescita del 3,5% nell’anno 2018. Il turismo cinese, inoltre, in aumento nella Regione durante il 2018 del 4%, vede alla base fattori quali l’aumento del livello salariale e del benessere della popolazione cinese e la conferma delle Olimpiadi invernali “Pechino 2022”. Il turismo proveniente dal Paese asiatico, sebbene rappresenti in termini assoluti ancora valori di poco rilievo per le entrate della regione, segna un più deciso aumento in rapporto al turismo italiano a confermare l’interesse della RPC verso la Valle d’Aosta.

Relazioni Valle d’Aosta – Cina, accordi ed opportunità

La Val d’Aosta ѐ attiva nella creazione di intese territoriali e reti di imprese allo scopo di favorire e rafforzare le relazioni politiche, economiche e commerciali di crescita della Regione. Nel quadro dei rapporti tra la Valle d’Aosta e la Repubblica Popolare Cinese vale la pena citare la visita nel luglio 2015 della delegazione regionale nella città di Chongqing, uno dei principali centri urbani dell’area Sud-occidentale della Cina, con il fine di approfondire e consolidare accordi sia nel settore turistico che in quello industriale. Le olimpiadi invernali di Pechino 2022 rappresentano inoltre un’ulteriore opportunità di marketing territoriale, stimolando in aggiunta l’organizzazione di eventi legati al mondo degli sport invernali e destinati specificatamente al turismo proveniente dalla RPC. La grande affluenza di partecipanti e la presenza di importanti realtà imprenditoriali del settore terziario cinese alle manifestazioni finora realizzate sono   un indicatore delle potenzialità da sfruttare del mercato orientale e un buon segnale per la promozione ulteriore del territorio valdostano.

20 – Veneto

Terra ricca di storia, arte e natura, il Veneto si posiziona quinta tra le regioni Italiane in termini di popolazione, con 4,9 milioni di abitanti, e ottava per dimensioni, estendendosi dalle Dolomiti al mar Adriatico. La regione rimane il traino del Nordest, contribuendo a più del 10% del PIL italiano, grazie alla sua collocazione strategica rispetto alle principali direttrici commerciali nazionali ed europee e alle condizioni territoriali, climatiche, sociali e culturali di cui gode. Prodotto interno lordo, occupazione ed export registrano tassi di crescita superiori a quelli nazionali e nel 2018 è proseguita la fase espansiva dell’economia regionale, sebbene con un rallentamento rispetto agli anni precedenti.

La realtà economica presenta un connubio di piccole e medie imprese che combinano tecniche di produzione tradizionali e attività tecnologicamente innovative. Nonostante la progressiva industrializzazione, l’agricoltura caratterizza il paesaggio Veneto: grano, vitigni e frutta sono coltivati nelle ampie aree fertili e rinomati vini sono prodotti tra Verona, Vicenza e Treviso. Il settore industriale ha avuto un forte boom negli ultimi decenni, dall’industria pesante sviluppatasi nell’entroterra veneziano all’industria tessile ed orafa. È il terziario, però, il settore economico più prospero del Veneto, con Venezia che da sola attira milioni di turisti ogni anno. Ed è proprio il turismo a confermare la vocazione internazionale della Regione: con 20 milioni di turisti e 72 milioni di presenze nel 2019, il Veneto si conferma la regione più visitata d’Italia e la più amata dai turisti stranieri.

L’export regionale verso laCina

In costante crescita, l’export Veneto ha raggiunto nel 2018 un valore di 63,3 miliardi di euro, massimo storico regionale con un aumento del 2,8% sull’anno precedente, collocandosi in ottica nazionale al terzo posto dietro a Lombardia ed Emilia-Romagna. In termini di esportazioni, diverse province venete ricoprono un ruolo rilevante nel panorama italiano: la provincia di Vicenza si classifica terza in termini di export, dopo Milano e Torino, contribuendo al 3,9% delle esportazioni nazionali; segue Treviso all’ottavo posto che ricopre il 2,9% delle esportazioni, con Verona e Padova a seguire. I principali settori interessati sono la meccanica, i metalli, la moda e il vino; proprio quest’ultimo è l’elemento di punta del mercato agroalimentare Veneto con 2,2 miliardi di esportazioni. Il Veneto esporta il 37% del vino nazionale e il proprio vino rappresenta il 33% dell’export agroalimentare della regione.

Le principali destinazioni dell’export veneto si concentrano all’interno del mercato Europeo, con Germania, Francia, Austria, Spagna e Regno Unito che dominano la classifica.

Le esportazioni verso l’Unione Europea registrano segni di crescita nel 2018, grazie alla protezione offerta dal mercato unico, ma non vale altrettanto per i paesi extra UE dove si registrano cali a causa di tensioni internazionali. La Cina rappresenta in termini assoluti il nono Paese di destinazione delle merci venete, il terzo extra UE. Le esportazioni verso la Cina, in particolare, sono rimaste stabili nel 2018 ma il Veneto afferma di voler trovare strategie per aumentare il valore di tali commerci, in modo da ribilanciare la bilancia commerciale in deficit di 733 milioni di euro nel 2018. Agostino Bonomi, presidente di Confartigianato Imprese Veneto, parla infatti di una necessità di trovare un nuovo equilibrio per sfruttare nuove opportunità.

Il manifatturiero veneto rappresenta sicuramente un punto di forza della produzione regionale e gli scambi con la Cina hanno presentato una costante crescita negli ultimi 4 anni. Il Veneto nel 2018 ha esportato in Cina per 1,6 miliardi di euro, quasi il 13% del totale export manifatturiero a livello nazionale. Il manifatturiero, in particolare, nel 2018 ha rappresentato il 97% del valore totale delle esportazioni venete verso la Cina. La crescita nel 2018 si è presentata più contenuta rispetto agli anni precedenti, con un tasso di crescita dello 0,3%, a causa della crescita manifatturiera cinese come previsto dal programma Made in China 2025. Tuttavia, allargando il discorso al saldo commerciale, si può notare come anche nel manifatturiero la bilancia del Veneto sia a favore della Cina: nel 2018 la bilancia netta ha presentato un valore di 2,3 miliardi a favore del paese Asiatico, dati i 4 miliardi di euro di beni cinesi venduti al Veneto nel settore manifatturiero.

Settore dei Macchinari Industriali

Un settore di forte crescita è quello dei macchinari industriali; si tratta di uno dei punti di forza della produzione Veneta, con un valore di export in crescita dell’8% del 2018. In tale settore il panorama veneto è costituito di piccole e medie imprese, che rappresentano il fulcro industriale del territorio regionale. L’export di macchinari industriali, in particolare, ricopre il 34,18% del valore delle esportazioni manifatturiere e il 33% de valore delle esportazioni venete verso la Cina. Il tessuto industriale veneto si presenta già avviato verso la quarta rivoluzione industriale, che mira ad offrire un miglioramento dei servizi e ad una maggiore efficienza dei processi interni. I risultati di tale transizione si riflettono nel buon andamento del mercato delle macchine utensili, dei robot e dell’automazione, sempre più richiesti a livello nazionale e non solo.

Industria tessile

Il successo del tessile veneto è determinato da una tensione per l’innovazione e costante offerta di prodotti originali, di eccelsa qualità, in grado di soddisfare le esigenze dei consumatori a livello globale. L’industria è caratterizzata da una virtuosa rete professionale che lega le lavorazioni inziali alla distribuzione finale, una rete il cui punto di forza è il singolo produttore che si costituisce però come parte fondamentale del successo dell’intera rete. L’Asia e la Cina, in particolare, rappresentano un importante mercato per il tessile veneto: il valore delle esportazioni è rimasto in continua crescita fino al 2017, raggiungendo un valore di quasi 267,5 milioni di euro. Tale crescita ha invece subito un rallentamento nel 2018, a causa di inaspettate tensioni internazionali che hanno portato ad un rallentamento del commercio dei beni di consumo, coinvolgendo anche il tessile Made in Italy.

Industria vinicola

Con più di 44 mila imprese e un fatturato che ha superato i 56 miliardi nel 2017, il settore agroalimentare veneto rappresenta l’industria con il maggior tasso di crescita nel panorama regionale; il settore “food” è infatti uno dei pilastri dell’economia Veneta. Questi segnali positivi si riflettono anche sulla bilancia agroalimentare veneta, che nel 2018, pur rimanendo a favore della controparte cinese, scende del 12,4% rispetto al 2017. Questo fenomeno è dato da un combinato aumento delle esportazioni, specialmente verso i paesi europei, e una diminuzione delle importazioni nel settore.

Il settore del vino vola all’estero, con un aumento delle esportazioni a livello nazionale del 3,3% rispetto al 2017, toccando quota 6,2 miliardi di euro. Il Veneto, in particolare, registra un quarto della produzione a livello nazionale, un terzo di quella dei vini bianchi e ben il 40% dei vini DOC con un ammontare complessivo di 12,9 milioni di ettolitri. L’export vinicolo veneto, in particolare, ha visto una forte crescita nel mercato cinese, minata da una lieve flessione nel 2018 causata da turbolenze a livello internazionale. La crescita più consistente si è registrata tra il 2016 e il 2017, con un aumento del 38% e tra il 2014 e 2015, quando le esportazioni aumentarono del 39%.

Relazioni Veneto-Cina, accordi ed opportunità

Terra natale di Marco Polo che viaggiò lungo la via della seta nel XIII secolo, il Veneto ha sempre mantenuto saldi rapporti commerciali con la Cina che il governo regionale punta ora a solidificare. Come affermato da Agostino Bonomi, presidente di Confartigianato Imprese Veneto, la regione ha la necessità di rivolgersi sempre più ad un mercato extra-europeo per far crescere il proprio export e la Cina si presenta come una forte destinazione dove commercializzare i prodotti veneti. Il rapporto Veneto-Cina va visto come un’enorme opportunità in termini economici, infrastrutturali, commerciali e turistici.

Mara Manente del Ciset, istituto facente capo all’università Ca’ Foscari di consulenza e ricerca su turismo, impatti economici e marketing territoriale per imprese ed enti pubblici, nel 2018 affermò che “Con la nuova Via della Seta Venezia torna ponte per la Cina”. Tra le iniziative più recenti si riporta durante il 2019 un incontro con cui la regione Veneto ha stretto un’intesa con

la municipalità di Chongqing, la più estesa della Cina, per favorire scambi e collaborazione tra i rispettivi governi regionali, le rispettive organizzazioni economiche e diversi settori quali scienza, tecnologia, agricoltura e turismo.

Dimostrando interesse per lo sbocco veneto sul mediterraneo, invece, una delegazione cinese da Tianjin ha visitato Venezia e in particolare il Porto di Marghera. Il porto veneto aveva già suscitato gli interessi cinesi nel 2016, poiché la rotta marittima facente capo a Venezia si presenta come la più efficiente e veloce per permettere gli scambi Cina – Europa. Infine, è bene sottolineare come gli accordi stretti tra Italia e Cina, relativi alla Belt and Road Initiative ed al Memorandum of Understanding sottoscritto nel 2019, aprano le porte in ottica regionale a un ulteriore rafforzamento del legame Veneto-Cina.