Partecipazione al Sistema di Assicurazione Sociale per gli Stranieri che lavorano in Cina
La legge cinese prevede che gli stranieri residenti nel Paese e in possesso di un regolare permesso di lavoro, contribuiscano al sistema di previdenza sociale nazionale. Nel settembre del 2011, il MHRSS (Ministry of Human Resources and Social Security) ha promulgato le Misure temporanee per la Partecipazione al Sistema di Assicurazione Sociale per gli Stranieri che lavorano nel territorio di Cina (misure ad interim), entrate in vigore il 15 ottobre 2011.
Secondo tali misure, gli stranieri che lavorano in Cina dovranno contribuire alle seguenti tipologie di fondi: previdenza sociale, assicurazione medica, assicurazione sul lavoro, disoccupazione e maternità. I premi di assicurazione dovranno essere corrisposti non solo dal lavoratore, ma anche dal datore di lavoro.
Sono considerati “stranieri che lavorano in Cina” tutti quegli individui che:
- Non hanno nazionalità Cinese;
- Hanno ottenuto un regolare Permesso di Lavoro per Stranieri, un Certificato di Esperto Straniero, una Press Card per corrispondenti esteri o altri permessi di soggiorno e/o impiego per stranieri sempre conformi alla legge;
- Dispongono di un Permesso di Residenza Permanente;
- Lavorano legalmente nel territorio della Repubblica Popolare Cinese.
Fanno parte di tale categoria anche i lavoratori residenti a Macao, Hong Kong e Taiwan. Gli stranieri che operano in filiali o uffici di rappresentanza debitamente registrati in Cina, dopo aver stipulato contratti di lavoro con i datori stranieri, sono tenuti a partecipare a tali programmi di assicurazione, con i premi di assicurazione sociale versati individualmente e anche dalla casa madre.
Se un dipendente straniero lascia la Cina prima del raggiungimento dell’età pensionabile, potrà congelare la propria posizione contributiva maturata fino a tale momento e riprenderla con l’eventuale successivo incarico lavorativo in territorio cinese, oppure chiudere la posizione contributiva cinese e riscattare la quota di contributi in un’unica soluzione.
Gli stranieri che risiedono al di fuori della Cina e che ricevono sussidi mensili di assicurazione sociale devono, su base annua, presentare all’organismo di previdenza sociale in carica una certificazione di esistenza rilasciata da un’ambasciata o consolato cinese, autenticata e certificata da parte dell’autorità competente del proprio Paese di residenza e quindi certificata in un secondo momento dall’ambasciata o dal consolato cinese in questione. Il saldo del conto di previdenza sociale personale di uno straniero defunto può essere inoltre ereditato ai sensi di legge.
Sono passati due anni da quando tali direttive sono state emanate. Attualmente, sono state attuate parzialmente in 25 grandi città tra cui Pechino, Chengdu, Qingdao, Suzhou, Wuhan e Tianjin. Tuttavia, devono ancora essere applicate in altre grandi città ad elevata presenza di imprese ad investimento straniero (FIE) come Shanghai, Dalian, Dongguan e Wenzhou. Poiché il contributo di assicurazione sociale destinato ai dipendenti stranieri può aumentarne lo stipendio fino al 40% (fattore che sta diventando un peso per molte FIE) molte di queste città sono riluttanti ad attuare il programma in quanto potrebbe influenzare negativamente la capacità di attrarre investimenti esteri.
Molti stranieri hanno messo in discussione l’obbligo di contribuire a tale sistema assicurativo poiché molti di loro non prevedono di rimanere in Cina per un periodo superiore a quindici anni – il numero minimo di anni di contribuzione necessari per avere diritto a ricevere la pensione. Anche se la legge stabilisce che il pagamento delle pensioni può essere ritirato in una somma forfettaria quando lo straniero lascia il Paese, le procedure per farlo sono ancora poco chiare. Inoltre, un’improvvisa disoccupazione obbliga spesso il lavoratore a lasciare il Paese. Quest’ultimo punto mette quindi in discussione la correttezza del requisito per gli stranieri di contribuire a un fondo di assicurazione contro la disoccupazione, poiché in tal caso non sarebbero in grado di godere di nessuna indennità di disoccupazione.
I cittadini dei paesi con i quali la Cina ha stipulato dei trattati bilaterali/multilaterali ad hoc (ad oggi solo con Germania e Corea del Sud) possono essere esentati dall’onere di contribuire a determinati fondi contributivi a seconda di quanto previsto da tali specifici accordi. Secondo l’accordo tra Corea e Cina, per esempio, il personale trasferito verso un altro paese è esente dal pagamento dei contributi previdenziali per un periodo di cinque anni.
Ad oggi, la Cina è in trattative con Giappone, Stati Uniti, Singapore e diversi paesi europei tra cui Francia, Svezia, Belgio, Finlandia e Spagna per avviare una nuova serie di trattati bilaterali.
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