Proteggersi dalla volatilità del RMB in Cina

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Dato il crescente utilizzo del Renminbi (RMB) come moneta di scambio internazionale, numerose società straniere hanno iniziato a trattare con la valuta cinese. All’inizio del 2015, il RMB era la quinta valuta più commerciata al mondo e la seconda in riferimento al cd. “credito documentario”, una forma di pagamento in uso nel commercio internazionale.

Tale esposizione alla valuta cinese, sommata alla necessità di interagire con altri mercati (e quindi, con diverse valute), ha comportato un rilevante e crescente rischio di volatilità dei tassi per le società a capitale straniero operanti in Cina. Una variazione dei tassi di cambio può infatti causare un aumento dei costi ed andare ad erodere i margini di profitto.

Per esempio, se una società straniera che vende beni ai consumatori cinesi in RMB e detiene debiti in dollari americani, avrà difficoltà a ripagare tali debiti qualora il dollaro acquisisca ulteriormente valore. Allo stesso modo, una società esportatrice di beni dalla Cina verso l’estero vedrà i suoi costi aumentare qualora la valuta cinese si apprezzi. Si prenda ad esempio il caso di molte imprese italiane operanti in Cina per la produzione e/o acquisto di beni e susseguente esportazione in Europa: cinque anni fa acquistare RMB 100 di prodotti in Cina costava circa € 11, oggi oltre gli € 14.

A differenza delle altre principali valute (USD, EUR, GBP, JPY, AUD), il renminbi non è liberamente convertibile, ma soggetto ai controlli delle autorità cinesi (in primis, il cd. SAFE – State Administration of Foreign Exchange). Nonostante ciò, negli ultimi anni il renminbi ha visto accresciuta la sua volatilità, come anche dimostrato dall’improvvisa svalutazione della valuta da parte della banca centrale nell’agosto 2015.

Copertura dal rischio finanziario

Esistono appositi strumenti di copertura dal rischio finanziario che permettono alle società straniere di tutelarsi dalla volatilità dei tassi di cambio. Si tratta di contratti derivati (come ad esempio i “Currency Swap”) che le società stipulano per pareggiare gli effetti negativi delle oscillazioni dei tassi.

Con un contratto a termine (cd. forward contract) sui tassi di cambio, una società concorda di acquistare una certa quantità di valuta, ad un certo prezzo (“strike price”) e a data futura. In ogni caso, se entro la scadenza pattuita il valore della valuta straniera risulta inferiore allo strike price, la società finanziaria di intermediazione registrerà un profitto.

Un’altra soluzione comune è l’utilizzo di un contratto d’opzione. In questo caso, la società ha il diritto, ma non il dovere, di acquistare un determinato ammontare di valuta straniera a data futura e ad un prezzo stabilito (“strike price”).

Proteggersi dalla volatilità del Renminbi

Fino a poco tempo fa, i controlli sulla valuta hanno complicato i sistemi di copertura dal rischio degli intermediari finanziari. Ciò era dovuto sia alla mancanza di liquidità cinese al di fuori dei confini nazionali, sia all’impossibilità di creare strumenti finanziari che abbiano come sottostante il RMB.

In ogni caso, a partire dall’implementazione delle riforme finanziarie nella “zona a libero commercio” (FTZ) di Shanghai nel 2014, le operazioni sulla valuta sono ora più accessibili grazie alla possibilità di commercio del renminbi al di fuori della Cina e il mercato di scambio della valuta sta assumendo dimensioni sempre più rilevanti.

Tale evoluzione ha comportato una rapida crescita di prodotti finanziari in valuta cinese, tra cui anche di copertura dal rischio. Alcune banche di Hong Kong, Singapore e Taiwan sono state le prime ad emettere questo genere di strumenti finanziari.

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Secondo un report dell’Economist Intellingence Unit, le società delle tre economie sopra menzionate sono i maggiori utilizzatori di valuta cinese offshore, seguiti dalla Corea del Sud e dall’Eurozona. Forse inaspettatamente, dalla riforma del 2014 della Shanghai FTZ, il Lussemburgo è diventato il quarto principale paese a disporre in portafoglio di liquidità in valuta cinese.

Le nuove Free Trade Zone cinesi si propongono di promuovere l’utilizzo del RMB al di fuori dei confini nazionali. Per quanto riguarda la FTZ del Guangdong e del Fujian, tale intenzione è combinata al processo di liberalizzazione ed integrazione con il sistema finanziario di Hong Kong, Macao e Taiwan, i cui centri finanziari sono stati i primi a gestire quantità significative di RMB offshore. Molti enti finanziari di questi tre paesi hanno ora filiali nelle FTZ cinesi e guideranno lo sviluppo di prodotti finanziari denominati in valuta cinese, tra cui quelli di copertura dalla volatilità dei tassi di cambio.


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